La spesa militare aggregata dell’Ue e dei Paesi europei della Nato ha raggiunto i 346 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento del 29,4% rispetto al punto di minimo del 2014. È quasi quattro volte la spesa della Russia e l’1,65% del Pil totale. Da Il Fatto
La spesa militare aggregata dell’ Ue e dei Paesi europei della Nato ha raggiunto i 346 miliardi di dollari nel 2022, con un aumento dell’1,9% in termini reali rispetto al 2021 e del 29,4% rispetto al punto di minimo del 2014. È quasi quattro volte la spesa della Russia e l’1,65% del Pil totale. Ciò può sembrare logico in tempo di guerra. Ma le cose sono davvero così semplici?
In Europa spesso rivendichiamo l’umanesimo e l’illuminismo come principi centrali. Questi ci impongonodi valutare una politica in termini di contributo al progresso dell’umanità, da un lato, e della ragione, dall’altro. È quindi legittimo, anzi essenziale, chiedersi in che misura questo aumento delle spese militari risponda alle sfide che l’umanità deve affrontare oggi, e quali ne siano la logica e le conseguenze, al di là della legittima emozione suscitata dall’ingiustificabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Oltre alle spese militari nazionali, la stessa Unione Europea ha aumentato esponenzialmente il proprio bilancio in armamenti in pochi anni. Mentre i Trattati europei per lungo tempo hanno escluso l’uso del bilancio comunitario per attività di questo tipo, oggi l’UE destina almeno il 2% del suo bilancio a scopi militari.
A parte gli aiuti militari all’Ucraina, si tratta principalmente di finanziare l’industria degli arma-menti attraverso il Fondo europeo per la difesa (EDF) o il Fondo per le nuove munizioni (A-SAP), ma anche attraverso l’accesso facilitato alla maggior parte dei fondi strutturali europei, Erasmus+ per rendere il settore più attraente per i giovani laureati, o il programma ambientale LIFE per sviluppare armi “verdi”.
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