Lobbisti forti e governi deboli: nulla di fatto alla Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico. Ci si affida al mercato dei crediti di carbonio
Si è conclusa con un nulla di fatto la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, svoltasi a Poznan dall’1 al 12 dicembre scorsi. Tra le questioni centrali quella della gestione delle foreste e del mantenimento della biodiversità che contengono, discussa nell’ambito del negoziato sulla riduzione delle emissioni derivate dal degrado delle foreste (REDD), e l’istituzione di un meccanismo per il finanziamento degli interventi di adattamento e mitigazione nei Paesi del Sud, che oggi soffrono gli impatti più severi del cambiamento climatico pur avendo contribuito in maniera solo marginale alla generazione delle emissioni globali.
Applicare lo stesso meccanismo anche al delicato ambito della gestione delle foreste non può che aggravare la situazione del Pianeta, aggiungendo un ulteriore elemento di conflitto nella lotta globale per la gestione delle risorse. A Poznan è stata molto forte la protesta dei rappresentanti delle comunità indigene, escluse dal negoziato e dall’iniziativa della Banca Mondiale, disegnata senza nemmeno aver consultato quelle stesse popolazioni indigene che dalle foreste dipendono. Oltre 140 organizzazioni della società civile internazionale hanno presentato una dichiarazione che chiede ai governi di escludere la Banca Mondiale dai negoziati sul clima, inscenando fuori dal padiglione fieristico dove si svolgevano i negoziati una parodia della distruzione ambientale causata dagli investimenti nel carbone della Banca Mondiale. Nell’ultimo anno l’istituzione multilaterale di sviluppo più grande al mondo ha aumentato del 94 per cento il sostegno al settore estrattivo, e del 256 per cento i propri investimenti in grandi centrali a carbone nel Sud del mondo, confermando la propria incapacità di proporre soluzioni innovative per una transizione efficace verso un’economia a emissioni zero. Allo stesso tempo, i banchieri di Washington cercano di ottenere un ruolo centrale nella gestione dei finanziamenti globali per il cambiamento climatico, con l’istituzione di un pacchetto di fondi fiduciari sul clima che verranno per lo più utilizzati per sussidiare la costruzione di grandi centrali a carbone. Una contraddizione inaccettabile che deve essere affrontata se la comunità internazionale vuole portare a casa un risultato positivo dal negoziato a Copenaghen, a partire dall’istituzione di un meccanismo finanziario gestito dalla Conferenza delle Parti e finanziato secondo responsabilità uguali ma differenziate, gestito secondo principi di equità e trasparenza e che garantisca il finanziamento degli interventi contro il cambiamento climatico per i Paesi del Sud. Il tutto senza l’influenza della Banca Mondiale.
Nella foto:azione di protesta degli ambientalisti a Poznan. Per vedere il video dell’azione, clicca qui:
http://www.youtube.com/watch?v=YYrVTs6zFY4&feature=channel_page <http://www.youtube.com/watch?v=YYrVTs6zFY4&feature=channel_page>