Dura replica delle associazioni ambientaliste – tra le quali Transport & Environment, WWF Italia, Greenpeace Italia, Legambiente – al ministro della Transizione Ecologica che ha difeso i motori diesel di ultima generazione, definendo i veicoli a batteria una soluzione non ecologica
“La transizione è a rischio. Il ministro Cingolani ha dimostrato per l’ennesima volta di essere più impegnato a difendere lo status quo che a capire i gravissimi rischi connessi con la scelta di continuare a incentivare tecnologie che rappresentano ormai il passato“.
A dichiararlo sono le principali sigle dell’ambientalismo italiano: WWF Italia, Legambiente, Greenpeace Italia, Transport & Environment Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’Aria, la coalizione italiana della campagna europea Clean Cities e la campagna Sbilanciamoci! in risposta all’intervista di Roberto Cingolani, pubblicata oggi sul periodico “Auto”, nella quale l’esponente del governo ha definito “falsa” l’idea che l’auto elettrica sia oggi una soluzione ecologica chiamando in causa la presunta mancanza di energia disponibile per alimentare le batterie dei veicoli. Ad oggi, ha aggiunto il ministro, “è molto più ecologico liberarsi di un’auto Euro 3 a favore di una Euro 6 o di un’ibrida e tenersela per 7-8 anni”.
“Le sue parole sono inaccettabili, perché contrastano con la necessità di accelerare il processo di decarbonizzazione dei veicoli come richiesto non solo dalle organizzazioni che mettono al centro l’ambiente ma anche dai sindacati e dalle associazioni industriali, come dimostrato dall’Alleanza Lavoro e Clima per la mobilità sostenibile recentemente nata a Torino ”.
Affermazioni che suonano come una giustificazione degli incentivi alle auto endotermiche, annunciati e per i quali il relativo il decreto è in procinto di essere pubblicato. “Non si aiuta il settore auto finanziando le tecnologie del passato ma solo aiutando la transizione e puntando sullo sviluppo sistemico e integrato del settore della mobilità elettrica”, dichiarano le associazioni. Nel quadro dell’attuale crisi energetica, poi, le politiche di sostegno alle auto a trazione fossile rappresentano un danno per i cittadini, che vengono esposti alla volatilità dei prezzi del petrolio e sono vittime di nuovi prelievi fiscali utilizzati dallo Stato per calmierare i prezzi dei carburanti in quella che si configura come una vera e propria pratica di dumping”.
A suscitare lo sdegno degli ambientalisti, inoltre, la difesa espressa dal ministro nei confronti delle auto diesel di ultima generazione. “Il titolare del dicastero ha dichiarato che i motori non pongono alcun problema dal punto di vista delle emissioni di CO2. Un’affermazione non avvalorata dai dati scientifici ed inaccettabile, soprattutto se pronunciata da un ministro che si occupa di politiche ambientali”.
Le organizzazioni stigmatizzano inoltre come le parole del ministro arrivino ad appena 24 ore di distanza dal provvedimento con cui la Corte di Giustizia UE ha condannato l’Italia per la violazione degli obblighi previsti dalla direttiva continentale sulla qualità dell’aria. “Il superamento del valore limite del biossido d’azoto accertato dalle autorità europee dal 2010 ad oggi certifica come quello della qualità dell’aria sia un problema strutturale del nostro Paese anche a causa della mancanza di politiche sistemiche in grado di fornire una risposta efficace. L’ennesima prova di quanto sbagliata e dannosa sia la posizione del ministro Cingolani”, concludono le organizzazioni.