L’economista Mario Pianta spiega l’origine dell’attuale tasso di inflazione e mette sull’avviso: in Europa e negli Usa c’è chi è pronto a tornare all’austerità, ma un cambio di direzione ucciderebbe in culla la ripresa che si sta affacciando, facendoci tornare a una crisi e a una grande depressione. Da Collettiva.
Inflazione, deflazione, politica monetaria, quantitative easing. Quante volte abbiamo letto o sentito questi termini nelle ultime settimane, quando i giornali o i tg hanno riportato notizie riguardanti il rincaro dei prezzi o quando hanno annunciato un aumento della benzina o del gas? Per capire che connessione c’è tra i diversi fenomeni economici e qual è la situazione attuale, abbiamo chiesto aiuto a Mario Pianta, professore di politica economica alla Scuola normale superiore di Firenze.
L’inflazione negli Stati Uniti è tornata ai livelli del 1990, superando a ottobre la soglia del 6 per cento, un dato in continua crescita e un fenomeno che non è isolato. Anche l’Eurozona sta sperimentando livelli di inflazione di un passato da molti dimenticato. Siamo al 4,2%, come non accadeva dal 2008 e prima di allora dal 1992. Che cosa sta succedendo?
A livello internazionale gli effetti della crisi economica provocata dalla pandemia di Covid 19 sono stati particolarmente complicati e articolati. Uno degli effetti principali è stato quello di far cadere la produzione e la domanda di beni, soprattutto quelli intermedi, per un lungo periodo del 2020 e poi nella prima parte del 2021, compresa la domanda di petrolio e di materie prime.