Nike/Resistere alla troika significa combattere nazionalismo, razzismo e antisemitismo. Il documento dell’Institut Solidarische Moderne, think tank tedesco rosso-verde
Il testo che riproduciamo è stato pubblicato mercoledì sulla home page del sito dell’Institut Solidarische Moderne, think tank tedesco rosso-verde promosso da esponenti politici e studiosi collocati nelle correnti di sinistra di Spd e Verdi, e nella Linke..
La scelta dei greci e delle greche, straordinariamente chiara, ha aperto in tutta Europa la possibilità di un profondo cambiamento sociale, democratico ed ecologico. Hanno perso i diktat della troika e la svendita del futuro di un intero Paese ai mercati finanziari. Hanno perso povertà, fame, malattia. Hanno perso l’oligarchia greca, la classe politica a essa legata, la corruzione, la mancanza di speranza.
Malgrado una presa d’atto dell’esito del voto, e in modi diversi persino un riconoscimento del suo significato, a Berlino e Bruxelles si insiste sugli accordi che il popolo greco ha rifiutato. Al massimo si accetta di parlare di compromessi sulla grandezza degli interessi e sui tempi della restituzione dei debiti. La richiesta di un urgente e necessario taglio del debito viene respinta.
Lo sviluppo di questo possibile profondo cambiamento, pertanto, non dipende solo da ciò che accade in Grecia. Proprio perché dobbiamo ringraziare i greci per la chance di tale nuovo inizio, la sfida riguarda tutti noi. Una svolta di queste dimensioni non può essere cosa di un governo, ma è questione che riguarda un ampio processo sociale: un’opinione pubblica europea democratica, movimenti e conflitti sociali in tutti i Paesi dell’Ue.
In questo contesto, la resistenza contro la troika non può essere separata dalla resistenza contro nazionalismo, razzismo, antisemitismo. Qui non c’è nulla da relativizzare, né da mettere in contrapposizione. La presenza dei nazionalisti di Anel nel governo di Syriza presenta quindi un grosso rischio. Su quanto sia grande e imponderabile tale rischio, fra di noi non c’è accordo. Ma è chiaro che i migranti in Grecia – come in tutti i Paesi d’Europa – si trovino quotidianamente e ovunque in pericolo di vita. Non è una questione secondaria. Perciò la cooperazione con Anel per noi non rappresenta un modello. Con la nomina dell’attivista per i diritti umani Tasia Christodulopoulou a ministra responsabile della questione immigrazione Syriza mostra di essere cosciente del rischio che corre. […]
Cosa ci insegna il voto greco? Una svolta storica diventa necessaria quando un ordine dominante esaurisce le proprie possibilità e può ancora creare prevedibilmente solo dolore e distruzione. Ma perché il cambiamento si compia occorrono altri tre elementi: in primo luogo un forte desiderio soggettivo e sociale di cambiamento; in secondo luogo un attore politico che voglia realizzarlo; e in terzo luogo un fattore scatenante. Questi tre elementi si sono manifestati in Grecia, sommandosi. Il fattore scatenante sono stati i diktat della troika e la corruzione delle èlite greche. Da ciò è scaturito un desiderio di cambiamento profondo. Gli attori del quale sono stati Syriza, i suoi attivisti e i suoi elettori.
Se vogliamo fare nostra l’idea che il cambiamento radicale deve avere necessariamente una dimensione europea, ciò non significa che in Germania dobbiamo imitare pedissequamente i greci e Syriza. In Spagna sono già in migliaia che si dirigono attraverso strade differenti verso lo stesso obiettivo. La nostra risposta ancora manca: per questo proponiamo di partire da due cose.
La prima è il riconoscimento pratico e teorico della dimensione (come minimo) europea del necessario cambiamento. Si è già cominciato a farlo da molte parti: nei partiti di sinistra, ma anche nella sinistra extraparlamentare e nei movimenti sociali. In questo senso Blockupy Frankfurt ha offerto in passato e offrirà il prossimo 18 marzo un luogo di azione per attivisti di tutto il continente. La seconda è l’invenzione di una forma politica con la quale anche in Germania si possa sperimentare ciò che in Grecia e Spagna è già stato testato. Non c’è un modello. Una simile forma politica non si inventa a tavolino, può solo nascere da esperimenti concreti. Ma anche da noi la questione riguarda il rapporto fra politica parlamentare ed extraparlamentare, fra sinistre più radicali e più moderate, fra partiti, sindacati e movimenti. Riguarda l’abbandono di vecchie routine, una libera cooperazione e la positiva composizione dei conflitti.
Ma Grecia e Spagna ci pongono anche di fronte al tema delle maggioranze sociali. E ci mostrano com’è difficile tutto ciò che non può essere semplicemente traslato o ripetuto. Tocca a noi arrivare finalmente al nostro inizio del comune rivolgimento europeo.
(Traduzione di Jacopo Rosatelli)