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“L’Europa è in crisi, o si reinventa solidale o esplode”

L’emergenza sanitaria, il confinamento e i controlli, il contact tracing: una conversazione con il filosofo francese Étienne Balibar, professore emerito a Paris-Nanterre, docente alla Irvine in California, alla Columbia di New York e alla Kingston di Londra. Da il manifesto.

Che cosa stiamo vivendo in Europa e nel mondo? Una frattura storica, premessa di una svolta epocale, oppure solo un brutto momento da passare? Una conversazione con il filosofo Étienne Balibar, professore emerito a Paris-Nanterre, docente alla Irvine in California, alla Columbia di New York e alla Kingston di Londra.

La crisi del Covid-19 ha sconvolto le nostre vite. Il rovescio della medaglia della protezione sanitaria dei cittadini è il confinamento e tutti i controlli, i fogli obbligatori da compilare, che questo comporta. Da un giorno all’altro siamo stati privati di libertà, a cominciare da quella di muoverci. Lo stato si è imposto, con la sua burocrazia, a una velocità sorprendente. E questo è stato accettato dalla popolazione con una facilità sorprendente. Che riflessioni vi suggerisce questa situazione?
Lo “stato” non esiste, è un’astrazione, anche se cerchiamo di incarnarlo in alcune persone, che, secondo i momenti, chiamiamo in aiuto o rendiamo responsabili delle nostre disgrazie. Ciò che invece esiste sono delle formazioni statali, diverse a seconda dei paesi, delle epoche storiche. Ed evidentemente ci sono delle politiche di cui lo stato è lo strumento.

Nel periodo attuale, lo stato sotto i suoi diversi aspetti è sottoposto a una tensione straordinaria, produce ingiunzioni contraddittorie alle quali noi stessi reagiamo in modo opposto. Noi chiediamo un intervento maggiore, ivi compreso per compensare le devastazioni causate dalle politiche neo-liberiste di privatizzazione dei servizi pubblici, e diffidiamo, a giusto titolo, delle possibilità di controllo individualizzato che questo comporta.

Al centro del dilemma c’è l’articolazione del servizio pubblico e della polizia: è questa la posta in gioco principale del dibattito politico in corso. Il neoliberismo, evidentemente, spinge per un controllo completo degli individui e l’alienazione totale della loro libertà.

Alcuni stati hanno già approfittato della svolta, per imporre leggi d’emergenza (Orbán in Ungheria, senza vergogna). Il passato deve renderci diffidenti anche verso altri paesi d’Europa ? Le leggi anti-terrorismo sono poi state inserite nel diritto comune.
Sì, sono d’accordo, il passato europeo più sinistro rispunta e nessuno è immunizzato. Ma questa questione non inizia con il coronavirus. È da tempo che l’autoritarismo e il neofascismo crescono in Europa.

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