I rossi e i verdi/È stato André Gorz a spiegare il nesso fra ecologismo e capitalismo: che il verde non poteva esser più pensato senza il rosso nè il rosso senza il verde
«L’impossibilità di proseguire sulla strada della crescita delle economie industriali, la distruzione del modello capitalistico di sviluppo e di consumo (…) rendevano necessario un cambiamento radicale delle tecniche e delle finalità della produzione. Le richieste ‘culturali’ del movimento ecologista si trovavano così oggettivamente fondate con l’urgente necessità di una rottura con l’industrialismo dominante e con la sua religione della crescita. L’ecologismo poteva dunque diventare un movimento politico poiché la difesa del mondo vissuto (…) si rivelava conforme all’interesse generale dell’umanità” (André Gorz, Ecologica, Jaca Book 2009).
Nelle Tesi del Manifesto, del lontano 1970, qualcosa a proposito del consumismo come tratto nuovo e fondante di questa fase dello sviluppo capitalista, fu scritto. E così della dittatura che la produzione ormai esercitava dettando bisogni fittizi , a danno di quelli essenziali (che non consistono in beni merci ma in un altro modo di pensare alla società). Ma fu quando incontrammo André Gorz che capimmo tutti meglio il nesso fra ecologismo e capitalismo: che il verde non poteva esser più pensato senza il rosso e il rosso non avrebbe più avuto senso senza il verde. All’inizio questa tesi fu ignorata, poi irrisa e combattuta. Adesso può sembrare che abbia quasi vinto. Non è vero: tutti se ne sono ormai convinti, ma nessuno ne tira le dovute conseguenze. E se il prossimo parlamento europeo dovesse finalmente prenderle sul serio?