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La sobrietà vien dal basso, il manifesto del qubismo

Dalle macerie della crisi, gli albori di una nuova era, quella del “quanto basta”. Protagonisti: tutti coloro che pensano che “meno è meglio”. Una recensione al libro di Guido Moltedo

“L’idea che avanza e si consolida è che, se e quando usciremo dalla crisi, non potremo spingere il bottone rewind. Non torneremo indietro”, allo stile di consumo, lavoro, vita, società, che avevamo prima che il crollo dei mutui subprime facesse crollare le costruzioni di carta e quelle reali dell’economia del primo mondo. Potremmo invece andare avanti, consolidando e diffondendo quelle nuove forme dell’economia che la crisi non ha fermato ma anzi ha in qualche modo incentivato: è quanto scrive Guido Moltedo a conclusione del suo “manifesto qubista”, un e-book dedicato a una rapida esplorazione dei segnali premonitori di una nuova era, che lui chiama l’epoca del “quanto basta”, il qb appunto. Una nuova definizione, da efficace titolista (Moltedo, giornalista e saggista, attualmente editorialista di Europa, è stato una storica firma del manifesto, quotidiano del quale è stato vicedirettore), per un fenomeno che è nei fatti e che secondo Moltedo può trasformarsi in movimento: protagonisti, tutti quelli che pensano che “meno è meglio”, dal mondo del consumo critico e dei gruppi d’acquisto all’esplosione dello “sharing” nella vita urbana. Un movimento che ha trovato un testimonial potentissimo in Vaticano: le scarpe di Francesco compaiono nel sottotitolo e danno l’ispirazione a un capitolo del libro su quel che “le scarpe raccontano” (capitolo che spazia dalle scarpacce nere esibite dal neopapa ai buchi sotto le suole di Adlai Stevenson II e Barack Obama, alle calzature lussuose che hanno contribuito non poco alla edificazione – diciamo così – dell’immagine di D’Alema); uno stil nuovo che lambisce, in modo più o meno sincero, anche le élite politiche; che si manifesta soprattutto nell’atto del consumo ma che, in profondità, ha a che vedere con “una visione più solidale e consapevole del nostro stare insieme”.

Ma chi sono, i protagonisti del qubismo? Il popolo di Sbilanciamoci – quelli dell’economia critica dal basso – potrebbe ritrovarcisi dentro, è il caso di dire, con tutte le scarpe e sin da tempi non sospetti: il quanto basta è, in primo luogo, uno slogan ecologista, di quell’ambientalismo che mette insieme i comportamenti quotidiani con le grosse scelte politiche mondiali, il globale e il localissimo; ma è anche la cifra del consumo critico, dei “consumattori”, di tutto il mondo dei gruppi d’acquisto e della finanza etica. Ma le forze che spingono verso “un ripensamento in profondità dei nostri stile di vita” non sono solo soggettive, le motivazioni non sono solo politiche o esistenziali, ma anche legate a cambiamenti materiali: la penuria dei tempi di crisi; la tecnologia che unisce e stimola comportamenti di condivisione; la congestione urbana che accelera la fine della “automania”; il rischio dell’esaurimento delle risorse collettive.

Di questo universo, Moltedo dà molti scorci panoramici, sottolineando soprattutto gli elementi di novità e potenzialità di cambiamento di “quella che era un’area tematica riservata alla sinistra più attenta all’economia sostenibile nelle sue diverse declinazioni”. Tra il vecchio ma vitale mondo dei Gas e il boom del business innovativo di Eataly c’è una bella differenza – e spesso corre anche una qualche diffidenza – ma Moltedo giustamente sottolinea i tratti comuni, nella ricerca da protagonisti di una nuova sobrietà e qualità. Nella sua esplorazione, “Il manifesto qubista” chiama in causa padri nobili – l’austerità di Berlinguer, le ultime interviste del cardinal Martini – e figli giovanissimi – i millennials e le loro traballanti finanze, che fanno dire agli inventori della catena Trader Joe’s “il nostro cliente ideale è l’americano superistruito e sottopagato”. Sottolinea, forse con un eccesso di fiducia nella sincerità delle élite, il peso di questi cambiamenti anche nei comportamenti e nei discorsi dei leader politici. E conclude suggerendo l’idea, citata all’inizio di quest’articolo, che potrebbe essere nel qubismo il lascito della grande crisi economica che stiamo attraversando: crisi che, nonostante la sua profondità e drammaticità, è accompagnata da tassi di conflittualità sociale molto bassi, quasi ovunque. È perché c’è più disperazione che scontro, ed è anche possibile che le cose cambieranno in pochi mesi. Ma quel che è certo – scrive Moltedo – è che stavolta “al conflitto si accompagnano la costruzione orizzontale e la diffusione veloce e pervasiva di forme di convivenza e consumo alternative che stanno man mano disegnando il profilo di un’altra società possibile”.

Link al libro (anche per immagini): http://www.europaquotidiano.it/wp-content/uploads/2013/05/libro_qubista_2013.pdf