Tra le 5 stelle nel cielo del Movimento, ci sono i beni comuni. Può essere utile dunque sovrapporre i voti al referendum 2011 con quelli delle politiche. Ne viene fuori qualche sorpresa…
Il richiamo ai beni comuni rappresenta uno dei principali elementi identitari del Movimento 5 stelle. Da qui la rivendicazione di essere la forza politica che più di altri interpreta e rappresenta le istanze affermate nei referendum del 2011 contro la privatizzazione dell’acqua e il nucleare.
In qualche maniera, quindi ci si aspetterebbe una qualche corrispondenza e parallelismo tra gli andamenti dei risultati referendari e il successo delle liste del Movimento.
Tuttavia ad un primo sguardo questa corrispondenza non emerge.
Il grafico qui sotto propone il confronto su base regionale:
· delle percentuali dei sì al primo quesito (quello appunto contro la privatizzazione) sul servizio idrico rispetto al totale degli aventi diritto al voto
· delle percentuali ottenuti dal M5S alla Camera.
Il grafico è costruito mettendo da un lato in ordine crescente le percentuali di sì al referendum (prima linea in alto) per regione e dall’altro il corrispondente risultato del M5S nelle singole regioni.
I due andamenti di fatto non corrispondono e anzi, la tendenza è in qualche modo divergente (più crescono i consensi ai quesiti referendari meno crescono le percentuali per il Movimento 5 stelle).
Certo, non basta solo questo per dire che la mobilitazione sui beni comuni e contro la loro privatizzazione non è, attualmente, l’elemento fondamentale dell’identità politica del movimento. Ma è un buon indizio del fatto che, probabilmente, i motivi dello tsunami elettorale vanno cercati altrove, in particolare nel rifiuto generalizzato contro i protagonisti e gli attori principali dell’assetto politico dell’ultimo ventennio. Nel merito, per quanto riguarda l’effettiva influenza che le istanze espresse dai movimenti referendari del 2011 avranno nell’azione politica e parlamentare del Movimento, la partita è ancora tutta da vedere.