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I preziosi libri di Silvia

Pochi giorni fa è venuta a mancare Silvia Boba, militante marxista intelligente e appassionata, che ha capito in anticipo le trasformazioni del presente. Le dobbiamo molto…

Silvia Boba, oltre che una compagna brava e preparata è stata soprattutto una militante internazionalista e marxista. Ha tentato di insegnarci molte cose, nel corso della sua vita, ma non sempre (quasi mai) l’abbiamo ascoltata come meritava, perché le sue idee erano intransigenti e il suo carattere non era tale da dissimulare le diversità. Su “Politica ed Economia” e anche sul “manifesto” ha affrontato il pensiero “unico” del laissez faire sul tema dei pericoli dei porti franchi, delle zone franche. In molti ora rimpiangiamo quell’accelerazione della politica economica, o meglio della finanza globale.

Da giovane, socialista bassiana, che scriveva su “Problemi del socialismo” e su “Rassegna sindacale” Silvia lavorava, per la pagnotta, come si diceva allora, a “Mondo economico”, un settimanale affine al “Sole24ore” confindustriale, ma intanto continuava a studiare e faceva traduzioni. Per esempio di uno dei libri più amati di John Maynard Keynes, “Esortazioni e profezie”, uscito nelle edizioni del Saggiatore nel 1968 e poi spesso riedito (l’ultima volta con una introduzione di Emiliano Brancaccio) oppure quello di Simon Kuznets, “Sviluppo economico e struttura”, 1969, sempre de Il Saggiatore. Arrivata a Roma da Milano giusto in quegli anni, lavorava alla Cgil, ufficio internazionale, e a “Rassegna”, la rivista dell’Organizzazione. La sua attenzione era diretta al Maghreb e al Medioriente – Silvia conosceva bene l’arabo -; le sue posizioni, sempre esplicite, configgevano spesso con quelle della sinistra-per-bene e mostravano un punto di vista alternativo, però sempre meditato e con una profonda conoscenza dei testi e delle persone in gioco. Era lei che sapeva le cose; gli operatori e i politici del sindacato Cgil si rivolgevano a lei e leggevano i documenti da lei preparati per riflettere meglio e partecipare in modo più utile e corretto alle riunioni internazionali con l’allora Terzo mondo. Molto attenta ai problemi del lavoro e ai vari aspetti della discriminazione sociale, aveva soprattutto attenzione e una visione decisa nelle questioni di assetto politico. Per “Rassegna sindacale” seguì per esempio la Conferenza di Bandung del 1955. In quegli anni, se non l’unica persona che si occupava di problemi tanto lontani dagli interessi immediati della Cgil e della sinistra, era però quella che già allora, aiutava tutti a farsi un’idea e a capire. Mezzo secolo dopo, nel corso del suo ultimo trasloco – quello che l’ha portata ad abitare in un alloggio più accessibile per una persona con difficoltà di movimento, vicino alla nuova sede del “manifesto”, – come ha ricordato ieri Valentino Parlato – era stata costretta a disfarsi di gran parte della sua biblioteca. C’erano molti Libri del Gallo, l’edizione del Partito socialista. Le dicevo di non disfarsene, di non rinunciare a tutti i libri della sua vita. Dopo una lunga contrattazione, mi sono rimaste due valige di piccoli libri. «Pensaci tu, mi ha detto… Nessuno li vorrà». Chi invece li vuole tutti in una volta – scuole, biblioteche, editori – si faccia vivo al “manifesto” (redazione@ilmanifesto.it), indicando la causale. Altrimenti organizzeremo una riffa: e non sarà la prima volta che Silvia ci aiuta. apparso su il manifesto dell’8 giugno 2012