Pubblichiamo la sintesi della ricerca Nuovi indicatori di benessere, della Provincia di Roma, con la sua azienda in house Provinciattiva, e della Campagna Sbilanciamoci!
Grandi potenzialità frustrate da rilevanti contraddizioni: la ricchezza culturale, la forza economica, il pregio ambientale e la qualità di vita sono valori diffusi ma non uniformi nella provincia di Roma. Pure in un territorio contenuto, per quanto popoloso, la mancanza di una cultura comunitaria e di un governo unitario condizionano negativamente realtà e prospettive del sistema economico e sociale locale. È questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge da un’analisi del territorio metropolitano di Roma condotta sulla base di un set di 49 indicatori di benessere.
I sistemi territoriali della provincia di Roma sono stati analizzati sotto sei aspetti: qualità ambientale e inquinamento, organizzazione delle funzioni e della mobilità, presenza di strumenti di produzione e fruizione di cultura e innovazione, condizioni economiche, sistema produttivo e lavoro, condizioni sociali e accesso ai servizi fondamentali, integrazione e partecipazione alle reti socio-politiche. Una lettura a 360° dei sistemi economici, sociali e territoriali della provincia di Roma, il cui dettaglio e aggiornamento si propone come strumento a sostegno delle scelte di politica pubblica. Le infrastrutture di Fiumicino e Civitavecchia, l’industria farmaceutica di Pomezia, il sistema logistico di Fiano Romano, il terziario avanzato e la ricerca pubblica e privata di Roma, la capacità di assorbimento di anidride carbonica delle montagne di Subiaco e il modello di comunità locale dell’area dei Castelli: una lettura d’insieme dei territori della Capitale metropolitana ne rende evidente il potenziale in termini di qualità della vita e capacità competitiva. Oggi tali potenzialità sono frustrate da alcune evidenti contraddizioni:
tra territori con un sistema economico debole ma dove si registra una grande solidità del tessuto sociale (Tivoli e Velletri) e aree dove più robusto è il sistema produttivo ma massima è la concentrazione del disagio sociale (Roma e Pomezia); dove più ampia è l’offerta di servizi sociali e più facile l’accesso alla casa, più bassa è la frequenza di episodi di criminalità; la forte concentrazione di attività economiche e di posti di lavoro a Roma e il progressivo trasferimento di persone giovani nell’area metropolitana condizionano negativamente la qualità della vita della popolazione e, in assenza di una diversa organizzazione del territorio, le prospettive di sviluppo della metropoli; a Fiano Romano e Pomezia vive la popolazione più giovane della provincia e, in generale, il maggior numero di persone in età da lavoro, ma: 1) a Fiano ci sono poche occasioni di lavoro e un’alta incidenza di pendolari (peraltro costretti a condizioni di viaggio inadeguate, sia se scelgono il trasporto collettivo, sia se optano per il mezzo privato); 2) a Pomezia c’è più lavoro (pure al netto della crisi) ma in un contesto socioambientale tra i meno favorevoli della provincia. Sono queste le alternative che si prospettano alle giovani famiglie che non possono scegliere di vivere a Roma; lo sviluppo economico e le occasioni di lavoro sono più scarsi nelle aree meno dotate di beni relazionali rappresentati dalle nuove tecnologie e dove, più in generale, meno diffusa è la cultura dell’innovazione.
In un mondo in profonda trasformazione, il territorio ha bisogno tanto dei suoi asset valutabili secondo le logiche quantitative del mercato, quanto del suo patrimonio ambientale, sociale e culturale che difficilmente trova traduzione e valorizzazione nel paradigma economico-culturale tradizionale. Ma oggi la qualità dell’ambiente, il modello di società, il sistema culturale (anche con le sue declinazioni tecnologiche) sono fattori di competitività fondamentali, e come tali non solo è giusto ma è conveniente per il territorio nel suo complesso che vengano riconosciuti e remunerati. In un quadro come quello reso evidente dallo studio, con le disparità da colmare e l’interesse generale (di tutti i territori provinciali) a superarle, fermare la riforma degli assetti istituzionali dentro i confini di Roma Capitale rischia di accentuare molte delle contraddizioni sofferte dal territorio, a svantaggio del benessere di tutti. Ma è davvero necessario attendere la formalizzazione della Città Metropolitana per iniziare a operare in una logica metropolitana con la definizione di vocazioni territoriali e la messa in comune di vantaggi e svantaggi, di esternalità positive e negative?
L’area metropolitana – l’agire delle amministrazioni, ma anche dell’associazionismo e dei corpi intermedi, in senso metropolitano – è un orizzonte chiaro che può dare risposte ai bisogni di cittadini e imprese, visti sia come parti delle rispettive comunità locali (con le relative peculiarità) sia come componenti di un territorio più ampio, organizzato e forte. C’é bisogno che ciascuno e tutti condividano un’idea comune, contribuiscano in misura delle loro capacità e vocazioni e vedano riconosciuto il loro impegno. Serve ragionare in una logica di compensazioni. Serve ripensare l’area metropolitana come una comunità metropolitana.
Sui siti internet capitalemetropolitana.provincia.roma.it e www.sbilanciamoci.org oltre che consultare i materiali del Progetto strategico, è possibile esprimere un giudizio sui criteri di valutazione e misurazione del benessere.
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