Mentre quella di Tremonti è una finta manovra che rinvia a un triennio futuro quella vera, senza neppure indicarne i contenuti, e presenta per il biennio 2012-2013 un pacchetto di interventi tanto superficiali quanto eterogenei, la «Controtremonti» di Sbilanciamoci mette in gioco 50 miliardi in tre anni
Sbilanciamoci e Tremonti hanno presentato in contemporanea le proprie manovre. Mentre la Tremonti è una finta manovra che rinvia a un triennio futuro quella vera, senza neppure indicarne i contenuti, e presenta per il biennio 2012-2013 un pacchetto di interventi tanto superficiali quanto eterogenei, la «Controtremonti» di Sbilanciamoci mette in gioco 50 miliardi in tre anni.
È una manovra tipicamente riformista. Senza attaccare la proprietà privata, va a cercare i quattrini dove sono e rende la crisi un po’ meno penosa per gli strati sociali meno garantiti. Infine, non solo suggerisce una serie di cose da fare per migliorare il welfare state nel paese, e non peggiorarlo come sembra di prammatica in Europa ai nostri giorni, ma arriva a offrire un margine tra entrate e uscite di 5 miliardi annui a riduzione del debito.
«In questa crisi – inizia così il testo che racconta le misure – i ricchi non stanno pagando alcun prezzo… Il peso della crisi ricade sulle fasce più povere della popolazione. Proponiamo perciò una tassa patrimoniale….». Ecco, la parola abominevole è stata pronunciata: i cieli non si sono aperti e nessuna folgore ha colpito Sbilanciamoci. In effetti non è l’eversione finale: la tassa patrimoniale prevista è del 5 per mille per i patrimoni superiori ai 3 milioni di euro. Le entrate erariali sarebbero di 10,5 miliardi, tutte nel 2012. In ambito fiscale sono previste altre misure: una progressività appena un po’ ritoccata verso l’alto, con un’aliquota del 45% per i redditi superiori ai 70mila euro e una del 49% per quelli al di sopra dei 200mila. Sarebbero questi ultimi contribuenti a sopportare il 77% dell’imposta che porterebbe alle casse dello stato 1,2 miliardi in ciascuno dei tre anni previsti. La seconda misura è quella molto richiesta ben al di là degli estremisti di Sbilanciamoci: il 23% invece del 12,5 attuale per le rendite finanziarie. L’introito sarebbe in questo caso di 2 miliardi annui. Poco meno di un altro miliardo annuo deriverebbe da tre misure che potremmo chiamare di ecologia politica: tassa sui diritti televisivi sullo sport-spettacolo (40 milioni); tassa automobilistica sull’emissione di CO2 (500 milioni); tassa sulla pubblicità (450 milioni). Non sfuggirà l’effetto pedagogico che i proponenti affidano alle tasse in questione. Se queste sono le entrate maggiori previste, i tagli alla spesa pubblica hanno un significato ancora maggiore. Si tratta dei tagli ai finanziamenti per il Ponte sullo Stretto e per le altre grandi opere (3,850 miliardi in tre anni); riduzione del 20%nelle spese militari (1 miliardo annuo); fine missione in Afghanistan (750 milioni l’anno); tagli alla produzione dei cacciabombardieri F35 (1,850 miliardi nel triennio); chiusura dei Cie (115 milioni ogni anno); passaggio a copy left e open source nella pubblica amministrazione (risparmio di 2 miliardi annui); abolizione fondi a scuole e università private (700 milioni annui); riordino delle convenzioni private nella sanità (2,2 miliardi nel triennio); e infine l’attesissima riduzione dei costi della politica per un importo di 4,6 miliardi nel triennio. Il totale risulta di 50,365 miliardi.
Diversamente da Tremonti la manovra comincia forte; il primo anno con 23,8 miliardi, vale poco meno della metà dell’intero triennio; la patrimoniale da 10,5 miliardi ha solo un anno di durata.
Lo schema del denaro incassato o risparmiato secondo i calcoli della descrizione che precede non deve essere inteso come un esercizio scolastico o una pura polemica con il sedicente «governo del fare». È invece il presupposto per una partita uguale e contraria: il che fare di 50 miliardi da spendere nel corso di tre anni non per cambiare il mondo, ma per ottenere più giustizia sociale, democrazia ed eguaglianza in una regione d’Europa, bella e sfortunata, ricca e messa in pericolo dal suo stesso governo.
L’intervento mostra i caposaldi della contromanovra di Sbilanciamoci: welfare; lavoro, ambiente ed economia; scuola e università. Al welfare andrebbero 9,150 miliardi in tre anni, al lavoro 23,650 e alla scuola 5,700. L’avanzo di 4 miliardi in ciascuno dei primi due anni e di 3,865 nel 2014 dovrebbe essere utilizzato per ridurre il debito pubblico. Nessuno obbligava gli economisti di Sbilanciamoci ad affrontare questo tema scabroso. Se essi lo hanno fatto è per mostrare la propria disponibilità ad toccare tutti i problemi sul tappeto, senza trascurare niente. L’atteggiamento di chi vuole sul serio cambiare le cose, prendendo in mano il governo del paese.
In ultima analisi, la manovra, vista da Sbilanciamoci, è in parte rimprovero per Tremonti, per tutto quello che non ha fatto e avrebbe potuto fare; ma –molto di più – è un promemoria per quelli che verranno, affinché non si mettano a rimestare l’acqua nello stesso mortaio di prima.
Articolo pubblicato anche su “il manifesto” del 1/7/2011