Dopo mesi di attesa i dati ufficiali desumibili dal Documento Programmatico Pluriennale del Ministero della Difesa dimostrano una chiara certezza sugli F-35: “Questa riduzione non s’ha da fare!”. Nei prossimi giorni troveremo il modo più efficace per dire a Matteo Renzi e a Roberta Pinotti: “sugli F-35 noi non ci stiamo!”
Dopo mesi di attesa i dati ufficiali desumibili dal Documento Programmatico Pluriennale del Ministero della Difesa dimostrano una chiara certezza sugli F-35: “Questa riduzione non s’ha da fare!”.
La campagna “Taglia le ali alle armi”, che dal 2007 si batte per la cancellazione del programma dei caccia prodotti dalla statunitense Lockheed Martin, accoglie con delusione e preoccupazione la decisione insensata del Governo
“La decisione del Governo Renzi di non toccare il budget destinato ai caccia F-35 si configura soprattutto come uno schiaffo al Parlamento che, l’autunno scorso e anche sulla base della pressione popolare e della nostra Campagna, aveva votato una mozione per il dimezzamento del budget del programma”. E’ questo l’amaro commento della campagna “Taglia le ali alle armi” a poche ore dalla pubblicazione del DPP del Ministero della Difesa che assegna al programma Joint Strike Fighter circa 583 milioni di euro per l’anno 2015.
“Anche se la mozione per il dimezzamento, comunque promossa dalla maggioranza e in particolare dal PD, non è stata l’unica ad essere votata – sottolinea Sergio Bassoli di Rete della Pace – e quindi il Governo può giocare nel fraintendere le intenzioni della Camera, è evidente come il grave dato politico sia quello di un non rispetto della volontà parlamentare, e in ultima analisi popolare”.
Oggi è infatti opportuno ricordare come, soprattutto da quando la nostra Campagna ha posto al centro dell’attenzione politica e dell’opinione pubblica la questione degli F-35, è ormai ampiamente diffusa l’opposizione rispetto all’acquisto di tutti i caccia previsti. Lo hanno dimostrato negli ultimi mesi diversi rigorosi sondaggi d’opinione.
L’esplicitazione dei fondi stanziati sul 2015 per i cacciabombardieri del programma JSF arriva dopo mesi di nostre richieste, mai soddisfatte, relativamente ai dettagli di acquisto e di finanziamento, che abbiamo in particolare avanzato al momento della presentazione del Bilancio della Difesa a fine 2014. Dai capitoli di investimento su sistemi d’arma era infatti impossibile determinare la quantità di denaro indirizzata su questo programma: ciò significa che, a causa delle omissioni e opacità del Ministero, gli stessi Parlamentari hanno dovuto votare qualcosa di non chiaro e definito. Una situazione inaccettabile! Il Governo ha invece scelto una strada di pieno silenzio, per poter presentare la decisione di acquisto complessivo e non ridotto come un dato di fatto ormai acquisito.
Una situazione che si desume dai dati del DPP, che fa crescere i fondi a disposizione rispetto al 2014 (anche se con una flessione rispetto alle precedenti previsioni sul 2015) ma soprattutto lascia intoccata a 10 miliardi di euro la somma per acquisizione e supporto logistico. “Ciò dimostra come non ci sia stata alcuna diminuzione del budget totale – afferma Francesco Vignarca di Rete Disarmo – cioè dell’unico parametro realistico per capire se davvero ci sia stata una modifica (con riduzione) nelle intenzioni di acquisto. E’ la cifra su cui da sempre si è concentrata la nostra azione, al di là delle modifiche nel piano di acquisizione decise nel 2012 dall’allora Ministro Di Paola, e della quale parlava esplicitamente la mozione Scanu che chiedeva il dimezzamento degli F-35. E intanto le Tabelle di dettaglio sparite dall’ultima legge di Stabilità non sono più ricomparse…”.
Non è possibile invece, come da tempo e furbescamente cerca di fare il Ministero della Difesa, fare valutazioni su fantomatiche diminuzioni di acquisto solo seguendo gli stanziamenti annuali, che riguardando acquisizioni dei velivoli per lotti decisi e confermati di volta in volta possono subire variazioni e/o ritardi ininfluenti sulla quantità complessiva di aerei. Il sospetto di “Taglia le ali alle armi” è che il Governo stia solamente cercando di dilazionare l’acquisto, anche per ragioni di disponibilità finanziaria, nell’attesa di tempi migliori per quanto riguarda sia il prezzo che la deficitaria situazione tecnica del caccia.
La decisione di questi giorni di non toccare gli F-35 non è però solo una sfida e un non ascolto del Parlamento, ma ripropone ancora una volta l’errore grave della linea del Governo rispetto al tema delle spese militari, ormai da tempo considerate troppo alte da una gran parte della popolazione italiana. “Cosa potremmo fare di positivo con i soldi che invece si continueranno ad investire su costosi strumenti di guerra come gli F-35? – si domanda Grazia Naletto di Sbilanciamoci! – noi da tempo proponiamo, anche con tutta una serie di analisi e piani dettagliati, usi alternativi per questi fondi che potrebbero andare a sanare molte problematiche economiche e sociali del nostro Paese. Senza contare che sarebbero risorse importanti per quanto riguarda alcune emergenze in corso, come ad esempio la situazione lavorativa e pensionistica di molti italiani o l’arrivo di migliaia di migranti sulle nostre cose. Ma perché il invece il Governo continua a scegliere una strada armata e non una che possa risolvere davvero questi problemi?”.
Il fatto che né il Presidente del Consiglio Matteo Renzi né la Ministro della Difesa Roberta Pinotti abbiano voluto rispondere alle nostre domande degli ultimi mesi (domande che per conoscenza trovate in coda a questo comunicato ma che ormai sono in parte superate dai dati del DPP) e non ci abbiano mai voluti ricevere chiarisce senza dubbio alcuno la mancanza di trasparenza e la non volontà di confronto da parte dell’esecutivo sulla questione degli F-35 e delle spese militari in generale. Così come la chiariscono mesi di dichiarazioni dilatorie e fra loro in contrasto della Ministro della Difesa sulla decisione relativa ai caccia: prima sfruttando come tecnica di rinvio l’elaborazione del “Libro Bianco della Difesa” (nel quale poi non è presente nemmeno una riga sugli F-35) e poi spostando invece tutta la decisione sul DPP arrivato mesi dopo il voto parlamentare di Bilancio. Risultato: per mesi si è provveduto a nascondere quello che il Governo aveva già deciso, con una serie evidente di contraddizioni dimostrate anche dalle dichiarazioni che riportiamo in calce.
La nostra Campagna riprenderà dunque a breve azioni di mobilitazione perché riteniamo inaccettabile che il Governo non conceda alcun ascolto alla società civile e all’opinione pubblica e al Parlamento su un tema così importante e delicato. Nei prossimi giorni troveremo il modo più efficace per dire a Matteo Renzi e a Roberta Pinotti: “sugli F-35 noi non ci stiamo!”