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L’errore del governo sul Tav

Il governo Conte ha detto sì alla costruzione del Tav, coerente con le altre scelte fatte e in perfetta continuità con i governi precedenti. Dove sono gli interventi per le piccole opere? E per la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico locale?

Sul sito di Sbilanciamoci! in questi anni le analisi, gli interventi, i commenti sono stati innumerevoli e tutti contrari al TAV: non vogliamo riproporre le argomentazioni, i dati, le ragioni che portano a dire che quella grande opera non ci serve e che faremmo meglio a non continuare.

Ci soffermiamo invece sulla decisione del premier Conte di sciogliere le riserve, annunciando che il governo andrà avanti nella costruzione del TAV. I Cinque Stelle si sono dissociati, ma non hanno fatto nulla per impedire che si arrivasse a questa decisione: potevano mettere il veto, anche a costo di far cadere il governo. Invece si sono arresi. Come già si erano arresi ieri sulla TAP e sulle trivelle e come domani – speriamo di no – si arrenderanno sugli F35.

Molti amici dei Cinque Stelle ci hanno detto: “ma che altro potevamo fare? Non si poteva fare altrimenti”. Il rischio era di far cadere il Governo o di perdere i finanziamenti europei. “Non vogliamo essere corresponsabili, ma lasciamo fare”. Motivazioni che ricordano il famoso slogan che usò Margareth Thatcher in diverse fasi della sua carriera politica: “There is not alternative” (TINA).

Al TAV c’erano alternative e il Movimento Cinque Stelle lo sa bene, come lo sanno bene molti membri dell’esecutivo. È mancato il coraggio. La sopravvivenza stentata e pericolosa (per i diritti) del governo val bene il sacrificio dei propri ideali e delle convinzioni più radicate.

La vicenda TAV è coerente con le altre scelte fatte da questo governo sulle grandi opere e sull’idea di un modello di sviluppo, sempre lo stesso, in perfetta continuità con quella dei governi precedenti. Dopo aver steso un velo pietoso sulle grandi opere e sul TAV ci sarebbe da chiedersi: dove sono gli interventi per le piccole opere? E quelli per la mobilità sostenibile e il trasporto pubblico locale? E i treni per i pendolari? E cosa si sta facendo per eliminare i 16 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi (SAD) che producono inquinamento e molte altre cosiddette “esternalità negative” che implicheranno altri soldi per porvi riparo?

La vicenda del TAV è emblematica perché è proprio dentro l’idea di un modello di sviluppo che devasta il territorio e distrugge l’ambiente. Tra l’altro questa è già un’opera vecchia di fronte al cambiamento velocissimo di tante cose: il trasporto delle merci e dei passeggeri, le produzioni e i consumi, l’innovazione tecnologica. Una grande opera, ma nata morta.

Il governo ha fatto un grande errore, come i Cinque Stelle. Ma non è finita: la resistenza della Val di Susa, delle associazioni e dei movimenti continuerà per cercare di far cambiare idea al governo. Finché siamo in tempo.