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Con Radiopop #qualcosadisinistra

Radio Popolare, un secolo fa, aveva inventato una trasmissione che rompeva tutti gli schemi della comunicazione. Almeno fino ad allora: il microfono aperto. Il “microfono aperto” prevedeva – e prevede tuttora – che gli ascoltatori possano intervenire senza filtri sugli argomenti di attualità incalzando il conduttore della trasmissione e interrogando gli esperti. Questa tradizione positiva […]

Radio Popolare, un secolo fa, aveva inventato una trasmissione che rompeva tutti gli schemi della comunicazione. Almeno fino ad allora: il microfono aperto. Il “microfono aperto” prevedeva – e prevede tuttora – che gli ascoltatori possano intervenire senza filtri sugli argomenti di attualità incalzando il conduttore della trasmissione e interrogando gli esperti. Questa tradizione positiva è continuata fino ad oggi: recentemente molti ascoltatori concludevano il loro ragionamento domandandosi cos’è la sinistra o invocando una sinistra “assoluta” che – ovviamente – non è mai esistita se non nella testa di ciascuno di noi. Il primo input per questa nuova trasmissione di Radio Popolare viene da lì, dagli interrogativi degli ascoltatori. Calendario alla mano è stato facile pensare che aveva senso farla partire in concomitanza con la campagna elettorale, con l’obiettivo esplicito di fornire punti di vista interessanti e più formativi di quelli che la comunicazione elettorale predilige: spot, slogan, battute. Infine la parte multimediale: che noia la discussione sulla fine della carta stampata e la vittoria del digitale, occorre incrociare i diversi media, trovare dei ponti che permettano a quei binari paralleli (twitter, la radio, web…) di toccarsi. #qualcosadisinistra era pronta per partire…mancava solo il piano editoriale. La sinistra non è monolitica e ha la perniciosa caratteristica di litigare con chiunque sia al suo fianco. La sfida era (ed è) proprio questa: non limitarsi a dare una platea a tutte le idee che girano in quel mondo chiamato sinistra, ma provare a individuare alcuni temi e provare a svilupparli con chi – per sua competenza o per il punto di osservazione da cui guarda il mondo – ha cose di sinistra da dire, proprio come invocava Nanni Moretti nella celeberrima scena di Aprile. Senza la pretesa di collezionare tutte le sfumature o dare risposte assolute, ma di fornire pensieri che ne sviluppino altri e altri ancora. Proprio perché la sinistra – come ha detto recentemente Salvatore Biasco in un’intervista sul Corriere della Sera, ha inseguito i diversi pensieri unici, soprattutto in economia. Caso di scuola la politica economica del Governo Monti: che fosse deprimente era chiaro, ma dirlo era proibito. Fino alle elezioni, perlomeno. Oppure il concetto di sicurezza, brandito senza alcuna capacità critica dalla sinistra, incapace di sostituirlo con quello di legalità. E che dire dei diritti, quelli civili che devono arrivare – soprattutto in tempi di crisi – dopo quelli economici: ma chi l’ha detto? Abbiamo intervistato personalità che potevano sviluppare questi ragionamenti: alcuni sono famosi, altri molto meno, ma conta ciò che dicono e ciò che fanno. Stefano Rodotà, Susanna Camusso, Donatella Della Porta, Giuliano Pisapia, Wu Ming2… Loro sono il primo mattone di questa costruzione chiamata #qualcosadisinistra: gli altri sono esperti che chiamiamo ad interloquire nell’Auditorium di Radio Popolare, ogni lunedì dalle 19.45 alle 21. Poi ci sono gli ascoltatori, quelli che vogliono venire in Auditorium e quelli che vogliono ascoltarla comodamente seduti a casa, attraverso le frequenze di Popolare Network. E anche quelli che vogliono intervenire attraverso twitter (basta usare #qualcosadisinistra) o via mail qualcosadisinistra@radiopopolare.it oppure attraverso il blog qualcosadisinistra.radiopopolare.it La collaborazione con Sbilanciamoci è stata una naturale evoluzione. Perché le nostre strade si sono già incontrate più volte, ma anche perché facciamo tutto sommato lo stesso lavoro, provando a smontare luoghi comuni e pensieri unici, tentando di fornire chiavi di lettura non omologate alla nostra contemporaneità.