Secondo la Corte dei conti francese i costi della Tav sono lievitati da 8,5 mld a 26 e i lavori non sono ancora iniziati. Soldi che si potrebbero spendere per riammodernare la linea attuale
Il difficile dibattito in corso sul bilancio comunitario 2014/2020 e l’ancora più difficile crisi che attanaglia l’Italia (e non solo) rendono urgente uscire dall’innamoramento nazionale per autostrade e tunnel faraonici, come quello della Valsusa.
Pare infatti sempre più improbabile, come vedremo più oltre, che l’Unione europea paghi il conto per vecchi progetti non particolarmente urgenti e molto costosi. Invece di intestardirsi e continuare a spendere milioni di euro in studi e progetti da modificare ed adattare (per la Valsusa già speso ben 1,2 miliardi di euro!), sarebbe molto meglio prenderne atto e valutare in tutta fretta possibili alternative da presentare all’UE in accordo con il governo francese, anch’esso sempre meno convinto, proclami ufficiali a parte, dell’utilità dell’opera.
Il nuovo governo Letta, (anche se la sua composizione rende difficile pensare ad un tale coraggioso cambio di rotta), dovrebbe insomma modificare decisamente le sue priorità di spesa e puntare a rinegoziare un progetto alternativo al tunnel, meno costoso e che possa essere davvero utile per rilanciare il trasporto su rotaia fra Lione e Torino: si dimentica sempre di dire, ad esempio, che la linea potrebbe già oggi portare 20 milioni di tonnellate di merci all’anno e invece arriva appena a 3,5 milioni, nonostante il miliardo di euro speso recentemente per la rimessa a nuovo del tunnel attuale. Oggi quello che serve è rendere più conveniente il trasporto su ferro, riducendo incentivi e contributi all’autotrasporto (ben 400 milioni di euro nel 2011 in Italia); cercando al contempo di ottenere fondi europei per l’ammodernamento dei nodi di Torino e Lione e della linea esistente. Per questo i Verdi hanno proposto di cancellare il Tunnel della Valsusa dalla lista dei progetti prioritari, che è attualmente in discussione al Parlamento Europeo.
Ottenere questo obiettivo non sarà semplice, perché resiste anche in Europa il mito della “grande opera”: dagli anni ’90 ad oggi sono stati pagati dal contribuente europeo decine di miliardi, per opere spesso mai realizzate anche perché finanziariamente insostenibili, non prioritarie e controverse: uno degli esempi più scandalosi è appunto il Progetto n.6 delle TEN-T, che comprende il tunnel della Valsusa e l’ alta-velocità tra Torino e Lione. Eppure, il persistere di questo atteggiamento miope, che non tiene conto della realtà disastrosa delle finanze pubbliche rischia di fare perdere importanti finanziamenti all’Italia e alla Francia e di continuare a sprecare preziose risorse, proprio a causa dello stato del dibattito europeo sul bilancio.
Vediamo un po’ di numeri: secondo un recente rapporto della Corte dei Conti francese, i costi previsti per la costruzione del tunnel si sono moltiplicati dagli iniziali 8,5 mld agli attuali 26 mld di euro, e ancora i lavori non sono iniziati!
Nonostante questo, l’ex-primo Ministro Monti e Francois Hollande hanno confermato lo scorso gennaio l’intenzione di continuare con il mega-progetto e hanno chiesto alla UE un contributo del 40% dei costi per la parte transnazionale del progetto, pari secondo le loro stime (inferiori a quelle della Corte dei Conti) a 3,4 mld di euro: è tacitamente inteso che senza questo contributo il progetto rimarrà nel cassetto: ma intanto si potrà dire che l’opera è partita e si potrà continuare a spendere e spandere in progetti e piani e magari a scavare qualche buchetto qua e là. Soldi che si potrebbero invece spendere in un nuovo progetto di riammodernamento della linea attuale!