La denuncia della campagna Stop-Ttip
In ogni barzelletta che deride il tipico italiano medio che tradisce la moglie, il sottotesto comune è “negare sempre”. E le ultime vicende legate al comportamento del Governo italiano rispetto al Trattato transatlantico di liberalizzazione di commercio e investimenti (TTIP) sembra andare nella stessa direzione antropologica, non solo politica. Il 29 giugno prossimo la Commissione Commercio Internazionale del Parlamento europeo (INTA) sarà chiamata a riesaminare l’ammissibilità degli emendamenti alla Risoluzione parlamentare europea sul trattato. Il presidente del Parlamento, il socialdemocratico Martin Shultz infatti, temendo che anche la sua maggioranza avrebbe impallinato in plenaria un documento troppo favorevole al TTIP come quello sostenuto, almeno sulla carta, dal suo schieramento, dai popolari e dai liberal, ha messo la scusa che la plenaria non poteva esaminare tutto il centinaio di emendamenti che lo corredava e lo ha rinviato alla Commissione INTA perché li scremasse.
L’argomento più controverso per i parlamentari è la clausola (Investor to State Dispute Settlement o ISDS) che introduce la possibilità per gli investitori privati d’oltreoceano di citare per danni in un arbitrato quei Governi che danneggiassero i loro interessi, anche con leggi utili per i cittadini. Questa possibilità è stata talmente tanto avversata da esperti e società civile, che oltre 100 membri del parlamento di tutti gli schieramenti avevano sottoscritto un emendamento comune soppressivo che chiedeva alla Commissione europea, delegata alle trattative, di escluderla dal negoziato. Il nostro Governo, però, ha sempre sostenuto che la clausola, invece, fosse utile per l’Italia e che il fatto che il nostro Paese non ne avesse mai subite dimostrava quanto campati in aria fossero le preoccupazioni di società civile ed esperti. Poco cambiava per i nostri eroi se, invece, cinque giuristi ed economisti di fama internazionale, tra cui il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, in una lettera al Congresso americano gli chiedevano di non negoziare il TTIP proprio perché andava a introdurre una clausola, quella ISDS, che non si radica nella giurisprudenza, non può essere oggetto di appello, e i cui arbitri, passando di causa in causa con funzione intercambiabile tra postulante e giudice, non assicurano le necessarie garanzie di trasparenza e autonomia dagli interessi che rappresentano. “Nessuno dei tratti distintivi del nostro sistema giudiziario sarebbe possibile senza un sistema giudiziario equo e indipendente”, era la conclusione dei giuristi.
Ma il nostro Governo ha omesso un particolare importante: l’Italia, infatti, è già stata citata in una causa provocata da una clausola ISDS. E lo ha fatto emergere la Campagna Stop TTIP Italia. A confermarlo è l’ICSID, il Centro Internazionale di Risoluzione delle Disputei (legato alla Banca Mondiale) che riporta sul suo sito che tre investitori di energie rinnovabili (il belga Blusun S.A., il francese Jean-Pierre Lecorcier e il tedesco Michael Stein) hanno denunciato la Repubblica italiana per la revisione del sistema incentivante sull’energia fotovoltaica. La possibilità di adire all’arbitrato privato dell’ICSID la offre l’Energy Charter Treaty, il trattato di liberalizzazione dell’energia che prevede l’istituzione di un organismo di risoluzione delle controversie tra investitori privati e Stati. Il caso che riguarda l’Italia è stato anche inserito in un dossier della Commissione Juri del Parlamento europeo del 2014ii.
Il tribunale si è costituito il 12 giugno 2014 con la francese Dentons Europe come consulente di parte per gli investitori. Per l’8 maggio scorso era attesa la memoria difensiva dell’Avvocatura dello Stato, ma il silenzio del Governo imposto sull’ISDS, per evitare problemi sul negoziato TTIP, non permette di capire come stia procedendo la causa. Del resto l’improvvida uscita dell’Italia dall’Energy Charter Treaty, come denunciato dalla Campagna Stop TTIP Italiaiii, dal sito Rinnovabiliiv, da Il Manifestov e successivamente riportato da altri quotidiani, sta a dimostrare come l’Italia, strenua sostenitrice dell’ISDS nel TTIP, ne fugga le conseguenze quando a rimetterci rischiano di essere proprio le finanze italiane.
A meno di una settimana dalla riunione straordinaria sul TTIP della Commissione Commercio internazionale del Parlamento europeo, è più che mai necessario che gli europarlamentari prendano una posizione chiara e non più ambigua. Per questo chiediamo loro:
– che sostengano e facciano vivere in vista del nuovo esame della Risoluzione in Plenaria (forse a luglio, più probabilmente a settembre) gli emendamenti che escludono totalmente qualsiasi arbitrato internazionale dal TTIP, ISDS privato o pubblico.
– che di conseguenza alla plenaria del Parlamento europeo e chiedano alla Commissione di rappresentare un no chiaro e univoco nel tavolo delle trattative con gli Usa che si riconvocherà già nella settimana che va dal 13 al 17 luglio.
Solo così sarà possibile dare una risposta chiara alle tante preoccupazioni motivate di cittadini, esperti e realtà della società civile. E il Governo italiano dimostrerà con i fatti di non essere così antropologicamente e tristemente medio come ci si sta mostrando.
i https://icsid.worldbank.org/apps/ICSIDWEB/cases/Pages/casedetail.aspx?CaseNo=ARB/14/3&tab=PRO
iihttp://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2015/509988/IPOL_STU%282015%29509988%28ANN01%29_EN.pdf
iii http://stop-ttip-italia.net/2015/04/24/litalia-esce-dallenergy-charter-treaty-a-causa-dellisds/
iv http://www.rinnovabili.it/energia/litalia-esce-trattato-carta-energia-333/
v http://ilmanifesto.info/incoerenza-italia-no-allarbitrato-nella-energy-charter-treaty-si-nel-ttip/