Dimensioni: 27 miliardi. Saldo: zero. 84 proposte. È la contromanovra di Sbilanciamoci!. Rispetta l’obbligo del pareggio di bilancio, pur proponendone l’abolizione, dimostrando che la quantità delle risorse pubbliche disponibili non è l’unica variabile che condiziona l’impianto della legge di stabilità. Il punto dirimente resta quale modello di economia, di società e di democrazia si ha […]
Dimensioni: 27 miliardi. Saldo: zero. 84 proposte. È la contromanovra di Sbilanciamoci!. Rispetta l’obbligo del pareggio di bilancio, pur proponendone l’abolizione, dimostrando che la quantità delle risorse pubbliche disponibili non è l’unica variabile che condiziona l’impianto della legge di stabilità. Il punto dirimente resta quale modello di economia, di società e di democrazia si ha in mente. La legge di stabilità è sbagliata perché finge di fare l’interesse di tutti, ma si inchina a banche e imprese, e non affronta i buchi neri del nostro paese. Il lavoro manca non perché è poco flessibile, ma perché non c’è e il mercato da solo non è in grado di crearlo. Le politiche di austerità colpiscono i più deboli, con esiti tutt’altro che confortanti sul piano democratico: Borgaro Torinese, Corcolle, Tor Sapienza sono solo avvisaglie di ciò che ci aspetta. Tagliare la spesa pubblica significa anche dimenticare le periferie, cancellare i servizi sociali, trasformare la salute in un lusso, alimentare un’esclusione sociale che va alla ricerca di capri espiatori.
Quella che attanaglia l’Italia e l’Europa è una crisi di rappresentanza sociale: non siamo tutti sulla stessa barca, c’è chi (ben rappresentato) naviga in prima classe e chi (la maggioranza) è già in acqua e rischia di annegare. Sbilanciamoci! propone una manovra che sceglie da che parte stare. Sul piano delle entrate gli assi portanti sono due.
Un fisco più equo. Si sceglie non di aumentare, ma di redistribuire il prelievo fiscale dai poveri ai ricchi, dai redditi da lavoro e di impresa ai patrimoni e alle rendite.
Tagli alla spesa pubblica tossica. Si opta per un riorientamento e una riqualificazione della spesa pubblica tagliando spese militari, sostegno all’istruzione, alla ricerca, alla sanità private e alle grandi opere.
Sul piano delle uscite gli assi portanti sono tre.
Intervento pubblico in economia. È alla base di un Piano per lavorare e produrre per il benessere sociale . Riqualificazione del trasporto pubblico locale, stabilizzazione del personale paramedico precario, assunzione di figure professionali stabili per combattere gli abbandoni scolastici, messa in sicurezza del nostro territorio, investimenti nella ricerca pubblica, nell’istruzione e nella tutela del patrimonio culturale potrebbero creare migliaia di posti di lavoro.
Lotta alle diseguaglianze sociali. Un sistema di welfare universalistico richiede un maggiore investimento nei fondi sociali, nel sistema per l’infanzia pubblico e, soprattutto, l’introduzione di una misura di reddito minimo garantito.
La buona spesa pubblica. È quella che investe nell’edilizia popolare pubblica, nella tutela dei beni comuni, in un Piano energetico lungimirante, nella preservazione del nostro patrimonio naturale, nel Servizio Civile Universale e nell’Aiuto pubblico allo Sviluppo e nell’economia solidale, a partire dalla destinazione di spazi o aree dismesse di proprietà pubblica o abbandonate dal privato. La democrazia è la prima vittima dell’Europa monetaria inchinata ai poteri forti. La contromanovra è un esercizio di democrazia dal basso. Potrebbe aiutarci a non affogare.