Già si pensa a un’exit strategy per far rientrare il debito nelle gabbie di Maastricht. Ma cosa succederebbe se misurassimo tutti i debiti, pubblici e privati?
La crisi finanziaria internazionale oltre a mettere a dura prova l’economia reale, ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dell’intervento pubblico nei fenomeni economici, con l’inevitabile dibattito circa la sostenibilità della crescita del debito pubblico. Questo aspetto è abbastanza problematico per l’Europa in ragione del trattato di Maastricht e del patto di stabilità che vincola la crescita del deficit di bilancio e del debito pubblico.
I vincoli imposti dai trattati non sono risolvibili con delle azioni unilaterali. Un trattato è un trattato e giustamente deve essere osservato, ma la crisi finanziaria ed economica ha “costretto” la finanza pubblica europea, come quella di altri paesi, verso un forte aumento della spesa in deficit senza nessuna compensazione dal lato delle entrate fiscali di qualsiasi ordine e grado. Il comportamento è coerente, nel senso che durante una grave crisi economica è bene aumentare la domanda, quindi aumentare la spesa pubblica.
Ma l’aumento della spesa pubblica in deficit pone un problema di sostenibilità del debito pubblico. L’incremento del debito pubblico europeo per il 2010 è previsto in aumento del 20%, cioè si dovrebbe passare dal 60% del 2007 a 79,4% del pil. Se consideriamo che i salvataggi predisposti dai governi europei variano tra un 2,5% e il 16% punti di pil, con molta probabilità il debito pubblico manifesterà degli aumenti molto più accentuati di quelli al momento prevedibili.
Non è un caso che molti opinion makers e “funzionari” europei cominciano a parlare di exit strategy, cioè di come affrontare la sostenibilità finanziaria della finanza pubblica dopo la crescita della spesa pubblica per affrontare-attutire la crisi. Già si odono le prime voci-indiscrezioni di ridimensionamento della spesa pubblica in “ragione” dell’alta pressione fiscale che agisce sul sistema economico in generale.
Stando alla lettera del trattato di Maastricht e del patto di stabilità è difficile modificare il comportamento della Commissione Europea.
Forse sarebbe il caso di adottare un approccio sistemico. In “Moneta e credito” (2003) Sylos Labini suggeriva un approccio “innovativo” circa il debito, e sosteneva: la sostenibilità dei debiti non va giudicata isolatamente, ma considerando insieme i debiti privati delle famiglie e delle imprese private con quelli pubblici. Inoltre, il problema dei debiti e della loro sostenibilità va giudicato non solo dal punto di vista degli stock ma anche da quello dei flussi.
La situazione di crisi economica generale e lo straordinario sforzo delle pubbliche amministrazioni per farvi fronte non può avere come esito finale quello della programmazione dei tagli necessari per “ri-ordinare” o “ri-agganciare” i vincoli di Maastricht. Forse sarebbe molto più opportuno riformulare il patto di stabilità includendo anche il debito privato. In fondo anch’esso è parte integrante dell’equilibrio macroeconomico.
debito aggregato in rapporto al pil |
||||||||||||
famiglie |
imprese non finanziarie |
pubblica amministrazione |
totale |
|||||||||
anno 1995 |
anno 2007 |
anno 2009 |
anno 1995 |
anno 2007 |
anno 2009 |
anno 1995 |
anno 2007 |
anno 2009 |
anno 1995 |
anno 2007 |
anno 2009 |
|
finlandia |
34,7 |
49,4 |
49,4 |
73,6 |
101,3 |
101,3 |
56,7 |
35,1 |
39,7 |
165,0 |
185,9 |
190,5 |
germania |
61,5 |
63,5 |
63,5 |
49,3 |
63,3 |
63,3 |
55,6 |
65,1 |
73,4 |
166,4 |
191,8 |
200,1 |
austria |
42,2 |
53,4 |
53,4 |
60,6 |
80,2 |
80,2 |
68,3 |
59,4 |
70,4 |
171,1 |
193,0 |
204,0 |
grecia |
5,8 |
47,0 |
47,0 |
31,5 |
57,2 |
57,2 |
108,7 |
94,8 |
103,4 |
146,1 |
199,1 |
207,7 |
italia |
18,2 |
34,2 |
34,2 |
53,7 |
73,8 |
73,8 |
121,5 |
103,5 |
113,0 |
193,3 |
211,5 |
221,0 |
francia |
35,4 |
49,1 |
49,1 |
70,0 |
100,2 |
100,2 |
55,5 |
63,8 |
79,7 |
160,9 |
213,1 |
229,0 |
media |
42,0 |
74,2 |
74,2 |
65,0 |
103,6 |
103,6 |
76,8 |
56,3 |
68,9 |
183,4 |
234,1 |
246,7 |
svezia |
45,9 |
70,8 |
70,8 |
109,9 |
135,4 |
135,4 |
72,2 |
40,5 |
44,0 |
228,0 |
246,7 |
250,2 |
danimarca |
82,2 |
129,8 |
129,8 |
62,5 |
95,0 |
95,0 |
72,5 |
26,8 |
32,5 |
217,2 |
251,6 |
257,3 |
spagna |
31,5 |
83,6 |
83,6 |
45,7 |
130,9 |
130,9 |
63,3 |
36,2 |
50,8 |
140,5 |
250,7 |
265,3 |
paesi bassi |
59,1 |
120,0 |
120,0 |
86,2 |
92,2 |
92,2 |
76,1 |
45,6 |
57,0 |
221,4 |
257,8 |
269,2 |
irlanda |
nd |
97,5 |
97,5 |
nd |
111,2 |
111,2 |
82,1 |
25,0 |
61,2 |
nd |
233,6 |
269,8 |
regno unito |
65,9 |
100,2 |
100,2 |
62,4 |
108,9 |
108,9 |
51,2 |
44,2 |
68,4 |
179,5 |
253,3 |
277,5 |
belgio |
36,6 |
46,9 |
46,9 |
80,9 |
158,0 |
158,0 |
129,8 |
84,0 |
95,7 |
247,3 |
288,9 |
300,6 |
portogallo |
26,9 |
94,1 |
94,1 |
59,2 |
142,6 |
142,6 |
61,0 |
63,5 |
75,4 |
147,1 |
300,2 |
312,1 |
fonte DPEF per gli anni 2010-2013. Per il 2009, il dpef riporta le stime costruite ipotizzando invariato rispetto ai livelli del 2007 l’indebitamento delle famiglie e delle imprese, mentre il debito della PA sono state utilizzate le stime della Commissione Europea |