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Non si facciano passi indietro sulla transizione dell’auto

La proposta di Pacchetto Automotive presentata dalla Commissione europea lo scorso 16 dicembre compromette gli obiettivi climatici della Ue e non risolve la crisi del settore auto. In Italia servono investimenti e una vera politica industriale. Il comunicato dell’Alleanza Clima Lavoro.

Pubblichiamo qui di seguito il testo del comunicato stampa dell’Alleanza Clima Lavoro.

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Alleanza Clima Lavoro: non si facciano passi indietro sulla transizione dell’auto

La proposta di Pacchetto Automotive della Commissione europea compromette gli obiettivi climatici della Ue senza risolvere il problema del settore auto. In Italia servono investimenti e una vera politica industriale.

La proposta relativa al Pacchetto Automotive presentata lo scorso 16 dicembre dalla Commissione europea indebolisce il quadro di certezze industriali di cui l’Europa ha bisogno per restare competitiva nello scenario globale, compromette gli obiettivi climatici della Ue e non risolve il problema dell’industria e dell’occupazione nel settore.

La revisione degli standard sulle emissioni di CO₂, che riduce di fatto dal 100% al 90% l’obiettivo di azzeramento delle emissioni per le nuove auto dal 2035, introduce elementi di flessibilità che porteranno ad aumentare le emissioni climalteranti e a rallentare l’elettrificazione, generando confusione nel mercato e mettendo a rischio gli investimenti già avviati lungo l’intera filiera. Le compensazioni previste attraverso crediti su acciaio “verde”, biocarburanti ed e-fuel aprono infatti la strada alla permanenza sul mercato di veicoli con motore endotermico. Ma la traiettoria tecnologica globale è chiara e irreversibile: il nuovo standard dell’auto è elettrico. Oggi quasi un’auto su quattro venduta nel mondo è a batteria, contro una su cento appena dieci anni fa.

Mettere in discussione questo percorso significa indebolire l’industria europea proprio mentre la concorrenza internazionale, a partire dalla Cina, accelera su batterie, software, digitalizzazione e intelligenza artificiale. Continuare a puntare su soluzioni tecnologiche transitorie come ibride plug-in, range extender, biocarburanti ed e-fuel non è una strategia efficace. Queste tecnologie sono meno efficienti, più costose e, nel ciclo reale di utilizzo, molto più emissive di quanto dichiarato. Inoltre, sottraggono risorse allo sviluppo dell’elettrico, che è l’unica opzione realmente scalabile, accessibile e competitiva. I carburanti alternativi, per loro natura limitati e costosi, devono essere riservati ai settori difficili da elettrificare, come aviazione e navigazione.

Alcune misure del Pacchetto Automotive vanno nella giusta direzione, come il sostegno alla produzione di piccole auto elettriche accessibili, le iniziative a favore della filiera europea delle batterie e l’introduzione di obiettivi per la decarbonizzazione delle flotte aziendali. Tuttavia, le risorse sulle batterie restano insufficienti, i meccanismi previsti per le piccole elettriche possono ridurre il numero complessivo di veicoli a zero emissioni immessi sul mercato e i target sulle flotte consentono il raggiungimento degli obiettivi anche attraverso veicoli ibridi plug-in, che in condizioni reali presentano emissioni molto superiori rispetto a quelle dichiarate. In assenza di obiettivi più stringenti, investimenti adeguati e strumenti di incentivazione efficaci, il rischio è che queste misure del Pacchetto non producano un impatto significativo su domanda, occupazione e investimenti industriali, riduzione delle emissioni.

In Italia serve un immediato cambio di passo. Archiviata l’incertezza sul quadro comunitario, non è più possibile attribuire alla regolazione europea le responsabilità di una crisi che deriva invece da anni di disinvestimenti industriali, a partire dal gruppo Stellantis, che continua a ridurre produzioni, occupazione e ricerca nel nostro Paese. Le piccole auto elettriche annunciate dall’Ue devono essere prodotte anche in Italia. Il Governo italiano è chiamato ad assumersi la responsabilità di una vera politica industriale per l’automotive. Servono risorse certe e strumenti efficaci per sostenere l’innovazione, la riconversione produttiva, l’occupazione, il reddito e la formazione dei lavoratori, la domanda di veicoli elettrici, l’espansione della rete di ricarica e la produzione di batterie.

La transizione non è il problema dell’auto, ma la condizione per salvare industria, lavoro e competitività. Rallentare ora significa perdere terreno, posti di lavoro e autonomia tecnologica. Difendere obiettivi climatici ambiziosi e accompagnarli con una politica industriale solida è l’unica strada per garantire un futuro al settore automotive e alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori della filiera.