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Mille miliardi di extraprofitti nel mondo e un quarto sono fossili

Negli ultimi 2 anni 722 grandi imprese hanno realizzato mille miliardi di extraprofitti secondo Oxfam e ActioAid. Per Wael Sawan, ad di Shell tagliare la produzione di petrolio e gas sarebbe «pericoloso e irresponsabile». Da il manifesto.

Negli ultimi due anni, 722 tra le più grandi imprese del mondo hanno realizzato quasi 1.000 miliardi di dollari di extraprofitti. A rivelarlo è un’analisi di Oxfam e ActionAid, diffusa ieri, che ha passato in rassegna i bilanci delle aziende della classifica “Global 2000” di Forbes. Considerando i dati per gli specifici settori dell’economia, l’analisi rivela come 45 società energetiche abbiano realizzato, in media nel biennio 2021-2022, 237 miliardi di dollari all’anno di profitti in eccesso.

Forse è per questo che ieri Wael Sawan, amministratore delegato del gruppo energetico Shell, ha detto alla Bbc che tagliare la produzione di petrolio e gas sarebbe «pericoloso e irresponsabile». In realtà, se i governi avessero tassato al 90% questi extraprofitti riversati ai ricchi azionisti, i Paesi avrebbero avuto risorse sufficienti per aumentare del 31% gli investimenti globali in energia rinnovabile.

Nel settore food and beverage 18 colossi hanno realizzato, in media nel biennio 2021-2022, oltre 14 miliardi di dollari all’anno di extraprofitti. Una cifra equivalente a oltre due volte il gap di finanziamento di 6,4 miliardi di dollari indispensabile per fronteggiare la crisi alimentare che in Africa orientale rischia di far morire per fame 1 persona ogni 28 secondi nei prossimi mesi. Nel comparto farmaceutico, invece, 28 grandi imprese hanno totalizzato 47 miliardi di dollari all’anno di extraprofitti, mentre 42 grandi rivenditori al dettaglio e catene di supermercati hanno registrato utili in eccesso per 28 miliardi di dollari all’anno, in media nel biennio 2021-2022. Infine, 9 tra le più grandi società del settore aerospaziale e della difesa hanno realizzato 8 miliardi di dollari all’anno di profitti in eccesso.

Il problema emerge in relazione all’inflazione: il Fondo monetario internazionale ritiene che l’aumento dei profitti spiega il 45% dell’aumento dei prezzi in Europa nel 2022. La presidente della Bce, Lagarde, ha parlato di greedflation o «inflazione da avidità», indicando il tentativo di alcune imprese di ottenere un vantaggio dall’inflazione, incrementando i prezzi ben oltre i costi di produzione. «Le imprese sono riuscite a traslare integralmente l’aumento dei costi sui prezzi. Le più grandi, in non pochi settori, beneficiando di situazioni di monopolio e dell’aumento della domanda, hanno visto un considerevole aumento dei margini. È innegabile che i profitti siano oggi i veri vincitori nel conflitto distributivo, mentre i salari sono tra i perdenti» ha detto Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia fiscale e lotta alle disuguaglianze di Oxfam Italia.

Secondo le stime di Oxfam, 1 miliardo di lavoratori in 50 Paesi ha subito una riduzione media della retribuzione di 685 dollari nel 2022, con una contrazione complessiva, in termini reali, di 746 miliardi di dollari della massa salariale. In Italia sempre nel 2022 la caduta dei salari reali ha raggiunto il 7,6%. Per questo, Oxfam e ActionAid tornano a chiedere ai governi di introdurre con urgenza un’imposta straordinaria sugli extraprofitti o di estenderla a tutti i settori dell’economia.