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Mai più schiavi. Condannati caporali e imprenditori nel processo Sabr

Si è concluso con una sentenza clamorosa il processo Sabr a Lecce. Nato dalle denunce degli immigrati impiegati nella raccolta di angurie e pomodori nella provincia di Nardò il processo si è concluso con una sentenza di riduzione in schiavitù, la prima sentenza in Italia che riconosce il reato di “riduzione in schiavitù” dei lavoratori […]

Hanno pagato i trafficanti d’uomini per arrivare in Italia e sono ripiombati nell’inferno, schiavi di caporali e imprenditori che rappresentano pedine di una mafia transnazionale che fornisce manodopera a costo quasi zero, per raccogliere le arance a Rosarno e in Sicilia, i pomodori a Foggia, le angurie a Nardò.

Oggi la Corte d’assise di Lecce (presidente Roberto Tanisi) ha restituito loro dignità, condannando i loro aguzzini.

Una vera e propria struttura gerarchicamente organizzata e collegata con ganci in Africa, per il reclutamento delle “merci umane”, “human goods”, vengono chiamate.

L’indagine nasce nel 2009 ed ha portato ad una vittoria corale. Di chi ha condannato, di chi ha supportato, aiutato, sostenuto le vittime, degli inquirenti, dei giudici, che hanno riconosciuto il profilo di un reato inizialmente derubricato.

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