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L’inferno di lamiera: vite sospese a 40 gradi a Borgo Mezzanone

In provincia di Foggia 5 mila migranti sopravvivono in uno dei grandi ghetti di baracche. Acqua razionata, diritti negati, fondi Pnrr inutilizzati. Mininni, Flai-Cgil: “Il governo italiano rischia di perdere i 200 milioni del Pnrr destinati al superamento dei ghetti: non è stato speso nemmeno un euro”. Da Collettiva.it

C’è un’Italia che cuoce, letteralmente. Che brucia sulle lamiere di baracche infuocate, dove la temperatura sfiora i 50 gradi al suolo e l’acqua è un lusso che arriva solo due volte a settimana. È l’Italia dei ghetti, degli invisibili, dei lavoratori migranti sfruttati nei campi dell’agroindustria. Tra questi luoghi estremi, Borgo Mezzanone – a una decina di chilometri da Foggia – rappresenta una delle ferite più profonde: un insediamento informale tra i più estesi d’Europa, con oltre 5mila presenze, in gran parte braccianti provenienti da Nigeria, Mali, Ghana e Senegal.

Adam, 34 anni, dalla Guinea Bissau, vive da sette anni nel ghetto. “Non c’è ombra, non c’è acqua, fa caldissimo. Siamo in cinque in una baracca e si soffoca”. Lamin, senegalese di 24 anni, da sette mesi in Italia, racconta di baracche in lamiera incandescenti, di fornelli elettrici come unica alternativa sicura alla cucina a gas, di corse alle fontane delle borgate per un sorso d’acqua. Le parole che usano sono semplici, dirette, ma inchiodano alle responsabilità: questa non è vita.

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