Il secondo turno delle municipali ha confermato il successo del Front Nationale. Il bipolarismo è stato sconfitto dall’estrema destra, mentre a sinistra ha prevalso il risentimento e con esso il desiderio di punire Hollande. Come in Italia è successo con il Movimento 5 Stelle
Che il secondo turno delle elezioni municipali francesi sarebbe stato per i socialisti una batosta era prevedibile, restava solo da verificare di quali dimensioni. È stata più grave del previsto. 150 comuni tra grandi e medi sono stati perduti e sono passati alla destra, nessuna città è stata conquistata, alcune di antiche tradizioni come Tolosa del tutto perduta. Il Fronte nazionale ha aperto una grossa breccia nel muro “repubblicano” che lo aveva finora bloccato, conquistando alcuni sindaci e un migliaio di consiglieri comunali, il Partito comunista è scomparso anche dalle sue zone storiche, salvo poche eccezioni. Il fronte delle sinistre ugualmente, Parigi è rimasta socialista per una fortunosa riconquista della delfina di Delanoe, Anne Hidalgo, mentre un’altra donna ha conquistato Avignone: sono due simboli importanti.
Il famoso bipolarismo, tanto amato dagli italiani, è stato sconfitto dall’estrema destra (concorrevano ai ballottaggi le liste che avevano superato il 10 per cento al primo turno). Gli astensionisti non hanno risposto all’appello socialista di far muro contro la destra, i delusi della base di sinistra insomma non hanno più creduto a Hollande ma ceduto al desiderio di punirlo, come in Italia il Movimento cinque stelle. Non siamo nel cuore dell’Africa, ma nell’Europa acculturata a cento anni dalla prima guerra mondiale e poco meno da Mussolini e Hitler. Ma il risentimento della sinistra conta di più di una riflessione sulle conseguenze del voto a destra. La stizza prevale, come riflesso antieuropeo: “Sono tutti eguali, non molto più” sembra lo stato d’animo più diffuso.
Bisogna dire che la lezione che Hollande ne ha tratto è stata debolissima, se non contraddittoria. Ha sbarcato immediatamente il primo ministro Ayrault, che gli era stato leale e ha nominato di colpo, e senza affrontare nessuno, al suo posto Manuel Walls, considerato da tutti il più a destra della sinistra, anche lui arrogante e decisionista. Alla sinistra interna sono andate l’educazione (Benoit Hamon) e l’economia (Montebourg), simpatico ma non in grado di bloccare l’austerità europea, quindi non si capisce con quali mezzi. La Francia che aveva ottenuto due anni di tempo per rientrare dal debito, ormai non li ha più e deve trovare nel bilancio in corso cinquanta miliardi da restituire, evidentemente in risparmi e non certo in investimenti.
Come in Italia dove Renzi sta lanciando il pessimo Jobs Act, la Francia o non capisce di che si tratta o è consapevole, e si muove nella direzione più rovinosa.