Non solo incapaci di intercettare i bisogni dei più poveri. Ma anche incapaci di riconoscere nel consenso per i 5 Stelle un bisogno di politica attiva per chi vede nel Reddito di cittadinanza un aiuto concreto e non una prebenda. Da RivistailMulino.
“Proud to be poor non è lo striscione dietro al quale molti marcerebbero”, scriveva la studiosa Ruth Lister. Eppure i meridionali hanno dimostrato di non vergognarsi di esserlo, di non “scegliere” di essere poveri per furbizia, per prendere il Reddito di cittadinanza. Famiglie con bambini e altre persone non autosufficienti, lavoratori che si spaccano la schiena nelle campagne e in edilizia, che stanno ore al computer o a servire ai tavoli per paghe da fame, senza dimora, immigrati che pure spesso non hanno potuto accedere al reddito di cittadinanza, hanno innalzato questo striscione. Proud to be poor. Hanno difeso il diritto a quella integrazione di reddito che si aggiunge ad altri spezzoni di reddito, grazie alla quale possono pagare l’affitto, curare i denti ai bambini e perché no, come suggeriva Rowntree a inizio del Novecento nel calcolare a quanto doveva ammontare il “minimo vitale”, a comprare dolciumi ai bambini e un vestito grazioso alla moglie.