Il sistema va ripensato, si legge sulla prestigiosa rivista: per la sanità ci vuole una patrimoniale mondiale al 2 per cento. Da il manifesto.
Non capita spesso che una rivista medica parli di fisco. Lo fa nel suo ultimo numero The Lancet con un editoriale non firmato da attribuire al direttore, il medico Richard Horton. Horton constata come gli sforzi umanitari dei paesi ricchi convogliati attraverso l’Oms stiano fallendo miseramente: ci siamo impegnati a assicurare tamponi, vaccini e terapie al sud del mondo – anche per proteggere noi stessi dalle varianti – e semplicemente non lo stiamo facendo.
Mentre da noi si eseguono 620 tamponi ogni centomila abitanti al giorno, nei paesi in via di sviluppo se ne fanno solo 6. Su 245 milioni di trattamenti promessi, ne abbiamo forniti appena 2,9. E il programma Covax che doveva consegnare 2 miliardi di vaccini è «azzoppato dal realismo politico».
Il sistema va ripensato, conclude Horton, adottando la proposta dell’economista Thomas Piketty: una patrimoniale mondiale al 2% (quasi una medicina omeopatica) che tassi le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali e mirata a investimenti in sanità pubblica.
L’occasione per farlo si chiama Global Health Summit, il vertice sulla salute del G20 presieduto dall’Italia che si terrà a Roma il 21 maggio. Ci farebbe un gran bene, lo dice anche il dottore.