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La pace e “l’incidente” polacco

Ogni volta che è apparso un timido, oppure un forte spiraglio di mediazione, come in questi giorni, capace di aprire una trattativa per porre fine alla guerra cominciando da un cessate il fuoco, è sempre accaduto qualcosa che ha rimesso in discussione ogni tentativo. Da il manifesto

A questo punto non dovremo forse aspettare i Pentagon ucrainans papers per conoscere quanto è accaduto con il missile (o frammenti di missile) caduto sul villaggio di Przewodow in territorio polacco. Perché un fatto è certo, non si è trattato di un deliberato attacco della Russia a un paese della Nato per una estensione ancora più criminale dell’aggressione russa all’Ucraina. Visto tra l’altro che tra le prime notizie c’era quella che la Nato indagava, come se non controllasse anche per via satellitare le traiettorie di tutti i missili che attraversano la martoriata Ucraina, e visto che la Polonia non ha attivato né l’articolo 4 dell’Alleanza atlantica che allerta alla reazione congiunta, né l’articolo 5 che chiama alla reazione militare di tutta la Nato se un solo paese è aggredito.

Ma soprattutto visto che ieri per lo stesso presidente polacco Andzej Duda «non ci sono prove che il missile era russo, probabilmente è stato un incidente sfortunato», che la Nato ha affermato che «il missile proveniva dall’Ucraina» e che addirittura Biden ha definito «improbabile» che il missile provenisse dalla Russia, per una dichiarazione apprezzata per la sua «moderazione» dal Cremlino stesso. Solo il presidente ucraino Zelensky nel suo discorso videotrasmesso al G20 di Bali ha accusato l’attacco missilistico finito in Polonia di essere – ma non lo era – «un autentico messaggio della Russia al G20».

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