Circa 400 mila persone hanno raggiunto i confini di Polonia, Ungheria, Romania e Moldavia dall’Ucraina. Kiev ha attivamente contribuito alla realizzazione di un muro anti-migranti di fronte alla crisi migratoria innescata lo scorso anno dalla Bielorussia, e in Ucraina sono intrappolati anche migliaia di migranti provenienti in particolare dall’Africa. Da Adif
Di fronte ad un afflusso massiccio di profughi dalla guerra in Ucraina gli Stati europei sembrano aprire consistenti canali di ingresso legale e di accoglienza per le centinaia di migliaia di persone provenienti da città ormai diventate teatro di guerra, casa per casa. Come al solito una guerra giocata sulla pelle della popolazione civile, ormai prossima al disastro umanitario. Una guerra con tanti responsabili, vicini e lontani, frutto delle politiche di armamento dei blocchi, anche in Africa, del liberismo vincente su scala globale, e degli accordi commerciali associati a politiche di respingimento dei migranti con paesi che non rispettano i diritti umani. La logica del più forte caratterizza ormai da anni la politica internazionale, a partire dal conflitto palestinese, che oggi tutti sembrano rimuovere. La stessa logica ha caratterizzato gli accordi contro la mobilità dei migranti ed ha legittimato la costruzione di muri di frontiera sempre più alti.
L’Unione Europea sembra avviarsi a varare un piano effettivo di redistribuzione dei profughi ucraini tra i 27 paesi UE e si discute addirittura di rilanciare il Patto europeo sulle migrazioni, bloccato dal 2020 proprio per la ostinata resistenza dei paesi più orientali dell’Unione, da sempre contrari ad accettare le regole della redistribuzione ed una profonda revisione della normativa in materia di asilo e protezione sussidiaria, ed anche del Regolamento Dublino III, che adesso invece sembrano dare come scontata. La normativa europea prevede del resto norme specifiche per l’afflusso massiccio di profughi, norme che però non sono state completamente attuate neppure dopo le guerre nei Balcani negli anni 90 del secolo scorso.