Le molteplici relazioni che legano l’abitazione al benessere individuale e l’importanza di un approccio multidimensionale al benessere nell’analisi del ruolo della casa per individuare le politiche più idonee ad assicurare la coesione sociale
Tutti sappiamo che il legame fra la casa di residenza ed il benessere personale è principalmente rappresentato dal suo conforto e dalla vicinanza al posto di lavoro ed ai servizi essenziali per la famiglia – dalla scuola, all’ASL, ai negozi. Al benessere contribuiscono anche la prossimità ad infrastrutture come i grandi parchi, le aree verdi, le aree-giochi e gli spazi comuni che favoriscono la socialità. Nonostante Internet ed i social networks, i punti di ritrovo collettivo – centri culturali, circoli politici, palestre – continuano a svolgere la funzione che nelle antiche città-stato greche fu dell’agorà e nei borghi medievali della piazza del mercato. In sintesi, la casa di residenza riflette il nesso fra il benessere dell’individuo ed il contesto ambientale in cui vive; mentre lo spazio urbano definisce le opportunità di relazioni sociali delle persone. Due buoni motivi per attribuire all’abitare (housing) un posto di primo piano nella valutazione del benessere sociale.
Fra gli indicatori del benessere elaborati dalle grandi organizzazioni internazionali – a cominciare dalle Nazioni Unite – l’abitazione figura subito dopo le dimensioni più rilevanti per l’individuo: reddito, salute, educazione. L’importanza della casa per le condizioni di vita delle persone è immediatamente evidente allorché si consideri che essa rappresenta la voce principale del bilancio famigliare e una fra le prime forme di investimento della ricchezza (J. Kemeny, in Journal of Housing and the Built Environment, 2001).