Fine d’anno di inaugurazioni al cemento: Ponte sullo Stretto, Alta Velocità Milano-Genova, autostrada della Maremma. Ma si tratta solo di piccoli pezzi
Negli ultimi giorni del 2009 assistiamo a molti “effetti speciali” per l’inaugurazione di grandi opere come l’Alta Velocità Milano-Genova, il Ponte sullo Stretto e l’Autostrada della Maremma. Ma c’è il trucco e c’è l’inganno. Su tutte incombe infatti il vecchio problema delle risorse pubbliche scarse e dei numerosi progetti ancora non definitivi: ecco allora spuntare l’ennesimo emendamento (inserito ai commi 228 e 229 della Legge Finanziaria, in discussione alla Camera) sui “lotti costruttivi” delle grandi opere della Legge Obiettivo. In sostanza, si dà così la possibilità di realizzare pezzi di opere che finiscono nel nulla, dato che i lotti funzionali (da stazione a stazione, da casello a casello) erano già previsti.
Basti ricordare la retorica delle grandi opere, dai costi certi e dei tempi certi, su cui era basta la Legge Obiettivo, che esclude gli enti locali per fare presto ed accorcia i tempi della VIA al progetto preliminare. Hanno scherzato, si torna all’opera che comincia e non si sa quando finisce……
Una norma invocata per superare le obiezioni della Corte dei Conti che non registrava le delibere di quattro opere, tra cui il terzo valico AV Milano-Genova, perché le risorse disponibili sono 500 milioni su un costo totale di 5,2 miliardi, come il tratto Alta Velocità Treviglio-Brescia (costo 2.050 mln di cui disponibili 950 mln) ed il tunnel del Brennero (stanziati 712 milioni sui totali 3.575 mln)
E quindi in tutta fretta si approva la norma che dovrebbe risolvere i problemi; anche se restano i malumori della Corte dei Conti che potrebbe anche decidere di fare ricorso alla Corte Costituzionale, il “governo del fare” va avanti lo stesso ed il 19 dicembre è fissato a Genova il taglio del nastro. Si parla del nodo di Genova che dovrà congiungersi al terzo valico ma non è chiaro di che cosa si tratti e comunque gli interventi sul nodo sarebbero quelli utili per l’adeguamento della rete. Ma di sicuro i comitati non staranno a guardare, data l’elevata inutilità dell’opera a fronte dei suoi ingenti costi, che anche FS ha sempre ritenuto non necessaria.
Nello stesso giorno, sabato 19 dicembre la rete NoPonte e le associazioni ambientaliste hanno indetto una manifestazione nazionale a Villa San Giovanni per fermare i cantieri del Ponte sullo Stretto e lottare per le vere priorità, dato che il 23 dicembre il governo ha annunciato la posa della prima pietra del Ponte.
In realtà partiranno i lavori “ tra le telecamere” per la variante ferroviaria di Cannitello a Villa San Giovanni per cui ad oggi sono effettivamente disponibili solo 30 milioni di euro, un’opera necessaria per mettere in sicurezza la ferrovia sul lato calabrese, prevista da tempo e sbandierata da Ciucci e Governo come “opera propedeutica” al Ponte sullo Stretto.
Per il Ponte sullo Stretto sono state approvate dal Cipe le decisioni del commissario straordinario Ciucci sul piano finanziario ma tra le pieghe dei comunicati di parla di nuove sedute del Cipe da tenere entro fine anno, per superare ”alcuni piccoli problemi tecnici”.
Vediamoli questi piccoli problemi tecnici. Primo le risorse: il progetto costa adesso 6,3 miliardi di euro, di cui il 40% dovrebbe venire dalle casse dello Stato e la restante parte dai privati. Nel Decreto Anticrisi di luglio si prenotavano1,3 miliardi di euro per il Ponte – ma da assegnare annualmente “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica” e deliberate dal CIPE. Quelli che il Cipe avrebbe deciso di destinare a Fintecna per ricostituire i 2,5 miliardi di capitale pubblico, così come la Legge finanziaria 2010 in discussione alla Camera assegna altri 470 milioni ad ANAS per sottoscrivere gli aumenti di capitale della società Stretto di Messina. Ma la restante parte è tutta dal trovare sul mercato e l’esperienza di autostrade ed alta velocità insegna: è sempre lo Stato a pagare interamente le grandi opere e sarà cosi anche per il Ponte sullo Stretto. Di sicuro.
Altro piccolo problema tecnico: il progetto definitivo non c’è. L’opera ha superato il progetto preliminare con numerose prescrizioni ambientali, antisismiche ed idrogeologiche che dovranno essere risolte con il progetto definitivo, di cui ancora deve essere avviata la progettazione. Progetto che poi dovrà superare la verifica ambientale “di ottemperanza”, i pareri degli enti locali ( per quanto non vincolanti) e tornare al Cipe per l’approvazione definitiva. E solo allora partirà la progettazione esecutiva.
Altra opera di cui è annunciata l’imminente inaugurazione è l’Autostrada della Maremma. Ma a leggere bene tra gli annunci si scopre che si tratta di 4 chilometri di autostrada tra Rosignano (dove finisce attualmente l’autostrada a nord) e San Pietro in Palazzi, propagandato come il primo lotto dell’A12 Rosignano Civitavecchia.
FAI, Italia Nostra, Legambiente e WWF, hanno diffidato Enti Locali, Regione Toscana e Governo perchè non si può procedere alla realizzazione di un primo lotto di un’autostrada, di complessivi 203 km di cui 110 in variante, di cui non è stato nemmeno approvato il progetto definitivo, così come prescrive la stessa legge obiettivo.
Un progetto che deve essere rivisto profondamente da Grosseto Sud a Civitavecchia per l’elevato impatto che ha sul paesaggio agricolo e sulle aree tutelate della Maremma, di cui non esiste la versione definitiva del piano economico-finanziario, perchè la concessionaria SAT deve dimostrare di raggiungere l’equilibrio finanziario grazie ad una proroga lunghissima della concessione e senza vessare con tariffe altissime (quelle applicate nel tratto in funzione della A12 sono già le più alte d’Italia) gli utenti per pagare un’opera che costa complessivamente 3,8 miliardi di euro. Perché come al solito viene detto che dovrà ripagarsi interamente in autofinanziamento e senza risorse dirette pubbliche, ed è il solito ritornello per avviare le opere. Poi si vedrà.
Ma tutti questi annunci e decisioni devono ugualmente preoccupare, perché nonostante la tragedia di Messina, il terremoto in Abruzzo, il dissesto idrogeologico, le infrastrutture che non ci sono in Calabria e Sicilia, le opere che mancano per la mobilità urbana, il Governo punta solo alle grandi opere simbolo, quelle dove incassano i concessionari. Il tentativo evidente è quella di creare una condizione di “non ritorno” nell’opinione pubblica, dove fermare le grandi opere diventa molto più difficile.
Ma proprio per smascherare il grande bluff, ambientalisti, comitati e cittadini, tornano a marciare, perché siamo ancora in tempo a pretendere le opere che servono al nostro Paese.