Negli Usa ci si chiede se siano troppi o pochi i 1.900 miliardi di stimolo all’economia messi in campo dal presidente Biden. Purtroppo non siamo più nel 1929 e neanche nel 2008 e se tutti gli stimoli non riusciranno a raggiungere redditi e consumi rischieranno di essere inghiottiti senza effetto dalla finanza e dai tassi […]
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, di fronte alla grande sfida di stimolare l’economia del suo paese per l’epoca post pandemica, e inquieto per il tiepido stimolo di fronte alla Grande Recessione di dieci anni fa dell’allora Presidente Barck Obama, ha deciso di sbagliare dal lato dell’eccesso. Vuole ‘fare le cose in grande’ con un piano di spesa di 1.900 miliardi di dollari.
Eminenti centristi come Larry Summers ed Olivier Blanchard mettono in guardia che le decisione di Biden potrebbe portare alla sua rovina. Il loro argomento è che uno stimolo troppo grande innescherà una impennata inflazionistica, con la conseguenza di un rialzo del tasso di interesse che costringerà la sua Amministrazione ad andare a sbattere sui freni dell’austerità proprio prima delle elezioni di medio termine del 2020, provocando al Partito Democratico la perdita del controllo del Congresso – proprio come uno stimolo troppo piccolo provocò ad Obama la perdita del controllo del Congresso nelle elezioni di medio termine del 2010.
In questo dibattito il problema è che sia i sostenitori che i critici del programma di stimolo di Biden ipotizzano che ci sia una quantità di dollari grande a sufficienza, e non troppo grande. Dove non sono d’accordo è quale sia quel dato. Di fatto, nessun dato del genere esiste: ogni possibile stimolo è sia troppo piccolo che troppo grande.