1 miliardo di affamati, 36 stati dipendenti dall’estero. Concentrazione e finanziarizzazione dell’alimentare peggiorano il bilancio del crack
A discapito della crisi alimentare e di quella finanziaria ecco i risultati economici delle principali multinazionali dell’agrobusiness: i guadagni netti di Monsanto tra agosto 2007 e agosto 2008 sono aumentati del 104% passando dai 993 a 2024 milioni di $, l’esercizio 2008 di Syngenta ha visto aumentare i benefici netti del 38% mentre Pioneer Hi-Bed, il business dei semi di DuPont, comunicava a fine 2007 un aumento del 15% delle vendite.
Caratterizzato da un grande numero di fusioni e acquisizioni e trasformatosi notevolmente in questi ultimi anni, il settore dell’agro-alimentare risulta anch’esso fortemente concentrato. Il commercio e la lavorazione dei cereali e delle oleaginose è controllato, a livello globale, da quattro ditte: ADM, Bunge, Cargill e Dreyfus. In generale possiamo affermare che quasi tutti i mercati di materie prime di prima necessità sono caratterizzati da oligopoli. Tendenza che con l’attuale crisi potrebbe addirittura rafforzarsi. Il CEO di Cargill affermava in agosto che grazie alla crisi dei mercati si potrà approfittare d’importanti possibilità d’acquisizioni (Reuters). Appare quindi ovvio chiedersi in che misura questi giganti approfittano del loro monopolio in un mercato che predicano libero ma che in realtà non lo è. Nel luglio scorso alcune sedi europee della Cargill e della Bunge sono state perquisite per conto della Commissione europea la quale sospettava che i due colossi stavano violando le regole di mercato approfittando della loro posizione di monopolio (Reuters). Controllando il mercato delle granaglie in che modo questi gruppi ne determinano le riserve (reali e virtuali) disponibili e di conseguenza i prezzi? In che modo quindi sono responsabili della crisi alimentare? Prezzi dei cerali al rialzo e conseguente crisi alimentare che sembrano avere un effetto determinante sui profitti delle multinazionali agro-alimentari. Nel 2008 la Cargill ha aumentato del 69% i propri guadagni rispetto all’anno precedente. ADM oltre ad ostentare la sua potenza intitolando il rapporto annuale 2008 “le monde ne peut pas se passer de nous”, ha aumentato la propria cifra d’affari netta del 59% arrivando a 7 miliardi di $. Bunge nel 2008 ha aumentato i guadagni netti da 778 a 1064 miliardi di $. I risultati economici delle multinazionali dell’agro-chimica e dell’agro-alimentare in un contesto di crisi alimentare mostrano i vincitori della mondializzazione dell’agricoltura. Semi e materie prime agricole sono diventati incredibili mezzi di profitto e le imprese che li controllano sembrano non risentire affatto dei nefasti venti che soffiano sull’economia mondiale. Al contrario la crisi sembra favorire la concentrazione industriale e il monopolio di pochi grandi giganti sull’agricoltura rischiando così di aggravare la situazione dei piccoli agricoltori dei paesi poveri, principali vittime della crisi alimentare.
Se da un lato abbiamo una filiera agro-alimentare sempre più concentrata dall’altro non dobbiamo dimenticare la seconda principale caratteristica dell’agricoltura di inizio millennio: la sua eccessiva finanziarizzazione. L’attuale crisi ci sta aprendo gli occhi su una finanza speculativa che come un palloncino di elio se ne sta volando via dall’economia reale. Vediamo cosa sta succedendo ai palloncini di materie prime che quotidianamente vengono gonfiati da traders in cerca d’affari in un mercato sempre più deregolamentato e creativo. Come detto, anche nel settore agricolo si sta perdendo il nesso tra il reale e il virtuale, tra la merce agricola in quanto tale, che dovrebbe essere il nutrimento degli umani, e la merce agricola virtuale, veicolo di speculazioni, di guadagni, di perdite e di rischi. Il Chicago board of trade (CBOT), la più grande piazza commerciale di stoccaggio dei cereali ed il mercato dei derivati più grande del mondo, è il luogo simbolo di questo rapporto sempre più stretto tra alimentazione e finanza. E qui che vengono stabiliti i prezzi delle materie prime agricole. Se fino a qualche decennio fa il trading su quest’ultime era di esclusiva proprietà di agricoltori e di imprenditori agricoli, oggi qualsiasi speculatore può vendere o comprare cereali sottoforma di strumenti finanziari derivati. Negli ultimi anni la borsa cerealicola di Chicago è diventata un enorme casinò dove chiunque abbia qualche risparmio da investire può fare la sua puntata. Si è infatti assistito ad un vero e proprio boom di fondi speculativi sulle materie prime agricole, che promettono grandi e sicuri guadagni ed una certa diversificazione dei portafogli d’investimento. I cereali, cosi come gli altri beni necessari alla sopravvivenza dell’uomo e al suo benessere, possono essere scambiati fisicamente oppure possono essere mezzo di operazioni speculative nel mercato delle opzioni e dei futures. Come lo dice la parola future tutto ruota attorno al prezzo che una determinata materia prima potrà avere in futuro. Se si ipotizza che il mais incrementerà il suo valore un traders acquisterà un contratto future e, al contrario, lo dovrà vendere se ne ipotizza un ribasso. Comprando una future sul mais si impegna ad acquistare, ad una certa data, un certo quantitativo di mais ad un prezzo preciso e lo stesso se vende. Così un traders si alza la mattina, compra qualche tonnellata di mais e dopo il caffé e la sigaretta delle undici se ne disfa speculando sul prezzo che nel frattempo è salito. Insomma, un grande casinò dove puntare sui prezzi degli alimenti sperando di guadagnarci qualcosa. Se si perde, il giorno dopo si riprova. Un casinò dove ciò che importa non sono le carte, ma i guadagni che queste carte possono creare. La maggioranza dei contratti a termine in effetti non porta a delle consegne effettive. Ciò significa che gli speculatori non hanno interesse nella merce in sé, ma nel guadagno effettuabile con essa prevedendo il suo andamento dei prezzi. E di speculatori, alla ricerca di nuovi mercati favorevoli, data la crisi dei mutui immobiliari e la crisi finanziaria generale, ce ne sono in giro molti. Sarebbe interessante sapere in che misura banche e istituti di investimento cercheranno di recuperare le ingenti perdite dovute alla bolla dei subprime investendo nel magico casinò delle materie prime.
Quel che si può affermare è che più o meno dal 2004 si assiste ad un sempre maggior interesse per i fondi speculativi agricoli. Tendenza che, come lo mostrano i dati disponibili sul sito internet del CBOT, è continuata nel turbolento 2008: da gennaio a novembre il volume medio giornaliero di future sui cereali e sulle oleaginose alla CBOT di Chicago era di 597 980 contratti (+ 12% rispetto al 2007). Per ciò che riguarda le opzioni medie giornaliere hanno raggiunto 151 609 contratti, il che significa un incremento del 30.92% rispetto al 2007. Ci appare discutibile che in un contesto di crisi alimentare le materie prime vengono scambiate alla borsa di Chicago così come si scambiano altri titoli finanziari, venendo cosi banalizzate a puro mezzo di guadagno. In effetti, tra un caffé e una sigaretta, tra un milione guadagnato sul grano ed un altro perso sulla soia questi movimenti speculativi influenzano le transazioni reali di materie prime. Le imprese che controllano il commercio e la lavorazione di queste materie prime sembrano beneficiare non poco da queste fluttuazioni, al contrario di coloro che a causa di queste variazioni al cibo non possono accedere. La crisi finanziaria potrebbe portare più speculatori verso la finanza agricola, meno rischiosa di quella immobiliare, e quindi potrebbe contribuire a creare un’instabilità sui prezzi delle derrate alimentari contribuendo così al persistere dell’insicurezza alimentare. Certo, le cause della crisi alimentare vanno ricercate anche altrove (biocarburanti?) ma è indubbio che anche la deregolamentazione che permette di speculare sulle materie prime abbia un ruolo importante.
CME Group: “A Global Trading Sumary of Grain Oilseed ND Livestock Markets“, Monthly Agricultural Update, December 2008, http://www.cbot.com/cbot/docs/87809.pdf
Dinham B.: “Corporations and Pesticides” , in Pretty J.: “The pesticide detox: toward a more sustainable agriculture”, Earthscan 2005
DuPont: “DuPont agricolture & nutrition on track for strong 2007” Comunicato stampa del 3 dicembre 2007
Monsanto: “Annual Report 2008”