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Dopo il 7 ottobre: «Ora serve uno sciopero generale e sociale»

La voci dal corteo. Tra le associazioni che hanno sfilato nei cortei della Capitale per la “Via Maestra”: da Nonna Roma a Attac, da Sbilanciamoci e agli studenti. Da il manifesto.

«Quello di cui abbiamo bisogno dopo una manifestazione così importante è uno sciopero generale e generalizzato» afferma Alberto Campailla, portavoce di Nonna Roma, il banco di mutuo soccorso che ha aderito al percorso della «Via maestra», sostiene le famiglie in povertà nella Capitale e ha da poco aperto in via Vittorio Amedeo II un nuovo centro h24 per senza dimora. «Lo sciopero è stato richiamato a più riprese dal segretario della Cgil Maurizio Landini anche se non c’è una data – continua Campailla – Serve iniziare a prepararlo, è necessario al paese per mettere insieme ciò che si muove nei luoghi di lavoro, nelle periferie, tra chi lotta per il diritto all’abitare, per il salario minimo e il reddito garantito. Quella di Roma è stata una piazza importante che ha bisogno di continuità». «In diverse città – continua Campailla – si stanno costituendo comitati tra il sindacato e le associazioni con lo scopo di costruire una solidarietà dal basso. Landini ha citato il caso della casa dei rider a Palermo dove si unisce la lotta per i diritti nel lavoro e quella per la tutela sociale. Mi sembra che si voglia andare in questa direzione».

«È una manifestazione enorme, mancava da molti anni, è molto importante non solo per il sindacato, ma anche per le reti cattoliche ambientaliste, pacifiste, laiche e di sinistra che l’hanno organizzata e sostenuta. L’idea è di non fermarsi ora, formare comitati territoriali per continuare il percorso, nati per la manifestazione e abbiamo sensibilità diverse. Se poi ci sarà uno sciopero generale noi ci saremo e organizzeremo gli scioperi sociali» osserva Giulio Marcon, portavoce della campagna Sbilanciamoci formata da oltre cinquanta associazioni, camminando in uno dei lunghissimi cortei romani. Il suo punto di vista è quello dell’opposizione alle politiche economiche del governo Meloni. «Siamo alla vigilia della presentazione dell’invio del Documento Programmatico di Bilancio il 15 ottobre a Bruxelles e del Disegno di Legge di Bilancio, il 20 ottobre, teoricamente, ma a metà novembre, realisticamente – riflette Marcon – I soldi per gli interventi del governo sono assai ristretti, anche perché il Pil cresce meno delle previsioni del Documento di Economia e Finanza (Def) dello scorso aprile. Il governo taglia i soldi all’ambiente (nel PNRR), prevede di aumentare le spese militari, definanzia il Servizio sanitario nazionale, nega i soldi per il rinnovo del contratto collettivo per il pubblico impiego, mantiene aperta alle promesse della flat tax a favore dei ricchi, spende ancora più soldi per le politiche securitarie contro i migranti e i nuovi Centri di reclusione, i Cpr».

Tra le oltre duecento associazioni che hanno aderito al corteo c’erano ieri quelle studentesche che sostengono la lotta delle tende contro il caro affitto. «Esistono migliaia di borse non coperte, così come mancano posti letto per gli aventi diritto – sostiene L’Unione degli Universitari – Chiediamo uno stanziamento in Legge di bilancio di almeno due miliardi per intervenire su studentati pubblici, borse, trasporti, salute mentale e tasse universitarie». «Dal governo continuiamo a non ricevere risposte – sostiene Paolo Notarnicola (Rete studenti medi)- Il ministro Valditara preferisce promuovere disegni di legge, come quello sulla condotta, che criminalizzano i giovani». Nel corteo, visto all’altezza di piazza Vittorio, uno striscione dell’Unione degli Studenti e degli universitari di Link ha indicato una storica rivendicazione: «il reddito di formazione contro la precarietà».

Marco Bersani, portavoce di Attac osserva che «era da tempo che un pezzo di paese non scendeva in piazza in questo modo. I suoi contenuti sono condivisibili, anche se resta l’impressione che i suoi obiettivi non colgano del tutto i punti fondamentali da aggredire, quelli del capitalismo finanziario che non è quello di 30-40 anni fa. Se le politiche pubbliche resteranno subalterne agli interessi finanziari le rivendicazioni del diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, all’ambiente rimarranno petizioni di principio. Siamo alla vigilia del ritorno dell’austerità, con il nuovo patto di stabilità che si prepara a gennaio. Senza rimettere in discussione il trattato di Maastricht sarà difficile che si producano passi nella direzione auspicata. Noi proponiamo la creazione di nuovi strumenti, come una banca pubblica per gli investimenti nella transizione ecologica e mettere a disposizione le ingenti risorse del risparmio oggi nella Cassa Depositi e Prestiti per la costruzione di un altro modello sociale».

Nutrito è il calendario delle mobilitazioni anche trasversali in preparazione. Nonna Roma, per esempio, fa parte della campagna «Ci vuole un reddito» che prepara un corteo a Napoli. Il 19 ottobre è inoltre previsto nella Capitale un corteo per il diritto all’abitare. E il 17 novembre ci sarà lo sciopero studentesco in tutto il paese.

Pubblicato da il manifesto dell’8 ottobre 2023