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Clima, l’affare della finanza

Dietro il greenwashing un fiume di miliardi per gas e petrolio. Gli Stati hanno delegato al mercato la transizione verso un’economia senza combustibili fossili. Ma dietro al paravento della sostenibilità, le banche affermano il principio secondo cui “chi paga può inquinare”, grazie ai crediti di carbonio. Da Il Fatto.it

Alzi la mano chi riesce a trovare una banca o un gestore finanziario che non dichiari in ogni suo sito web, documento o informativa al pubblico la propria sostenibilità. Eppure, nonostante il sistema finanziario abbia conosciuto un proliferare di iniziative per il clima e di impegni per le zero emissioni, ogni anno quel sistema continua a sostenere con centinaia di miliardi di dollari l’industria dei combustibili fossili – ben 5.500 negli ultimi sette anni provenienti da 60 gruppi bancari del pianeta – mentre le emissioni non scendono.

È per spiegare questa contraddizione che Andrea Baranes, ricercatore indipendente presso Fondazione Finanza Etica, ha scritto il libro O la borsa o la vitaBanche e finanza internazionale: i peggiori nemici del clima (Ponte alle Grazie editore). Un’inchiesta che di fatto finisce per certificare il fallimento della finanziarizzazione dell’economia, imputandola “ad una gigantesca operazione di greenwashing, che ha svuotato di senso le espressioni “emissioni zero” e “net zero”, imponendo meccanismi di mercato come strumento di soluzione ai problemi climatici e rendendo il clima una variabile da considerare unicamente per i suoi impatti sulla finanza stessa.

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