Manifestazione necessaria. Se vogliamo invertire la rotta dobbiamo ribaltare ciò che ha alterato l’idea stessa di Ssn, in primis la trasformazione delle Unità sanitarie locali in Asl. Da ilmanifesto
Il recente appello degli scienziati ha denunciato con forza il sotto finanziamento crescente del sistema sanitario nazionale, la carenza di medici e infermieri e la scarsa valorizzazione del loro lavoro, e le inaccettabili differenze nella possibilità di accesso alle cure secondo discriminanti di reddito e di residenza, differenze che saranno esaltate dalla annunciata autonomia differenziata.
Questi saranno del resto i temi al centro della giornata di lotta di oggi, 20 aprile, indetta da Cgil e Uil che sfileranno dal Circo Massimo a piazzale Ostiene a Roma dalle ore 9,30.
DENUNCIA SACROSANTA e proposte assolutamente sensate, quelle degli scienziati e quelle dei sindacati. a cui il governo è chiamato a rispondere, anche mettendo la parola fine ad una campagna di disinformazione e di occultamento della realtà, assumendosi, se ci riesce, le proprie responsabilità rispetto alla crisi palese del sistema sanitario nazionale.
Ma se vogliamo davvero invertire la rotta che nei decenni trascorsi- ben prima della pandemia- ha determinato la crisi del sistema sanitario nazionale, dobbiamo fare i conti con le idee e le pratiche che ne hanno messo in discussione gli obiettivi di fondo, e alterato le sue strutture fondamentali, di cui la trasformazione delle Unità sanitarie locali in Aziende sanitarie locali mi pare il segnale più evidente.
Il cambio di nome viene alla fine di una campagna sulle inefficienze e gli sprechi del pubblico, e sulla superiorità economica e non solo del modello di impresa esteso a tutta la società.
Se lo stesso attore pubblico diventa azienda è del tutto logico che ci si affidi sempre di più al privato, in modo non complementare ma sempre più competitivo e addirittura sostitutivo del pubblico. In una competizione tra l’altro sempre più impari perché il privato punterà sulle attività più profittevoli, lasciando al pubblico quelle indispensabili ma non redditizie.
La prevenzione si riduce alla funzione, pur importantissima e di sempre più difficile accesso per i poveri, della diagnosi precoce, e del tutto negletta appare sempre più la prevenzione come analisi dei fattori di rischio connessi all’ambiente, alle condizioni di lavoro e di vita dei cittadini.
LO STESSO PAPA FRANCESCO, già nel maggio del 2019, parlando all’Associazione Cattolica degli operatori sanitari, aveva parlato delle conseguenze della aziendalizzazione nella vita degli ospedali «L’aziendalizzazione ha posto in primo piano la riduzione dei costi e la razionalizzazione dei servizi, ha mutato a fondo l’approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’attenzione alla persona… E dove un malato diventa un numero anche voi rischiate di diventarlo, e di essere bruciati da turni di lavoro troppo duri, dallo stress delle urgenze e dall’impatto emotivo».
QUELLO CHE DOVEVA ESSERE un compito primario delle Usl, promuovere la salute e la vita buona nei luoghi di lavoro e della vita è naturalmente negletta dall’azienda. I servizi di medicina del lavoro, di fatto sospesi durante la pandemia, sono rimasti sospesi anche dopo. I giovani medici che decidessero eroicamente di specializzarsi in medicina del lavoro possono sperare di trovare lavoro solo nelle imprese, o in società di consulenza al servizio delle imprese, e non nel sistema sanitario pubblico.
Un enorme arretramento culturale, se ricordiamo che la medicina del lavoro, dentro un più generale movimento di medicina democratica, nacque proprio dall’incontro nelle Università, durante la stagione delle 150 ore, di operai che avevano imparato a difendere la propria salute e la propria dignità con il controllo dei ritmi e delle condizioni di lavoro, e giovani medici e aspiranti tali decisi a impegnarsi per individuare ed eliminare i fattori che provocano gli incidenti e le morti sul lavoro, e le malattie che dal lavoro portano a morte precoce.
Per contrastare malattie, incidenti e morte nei luoghi di lavoro è certo necessario incrementare il numero degli ispettori, ma ancor più necessario è che il servizio sanitario si riappropri della funzione di prevenzione e di promozione della salute, come era previsto nel sistema nazionale sanitario varato dalla legge a firma Tina Anselmi.
LA MANIFESTAZIONE DI OGGI potrebbe servire anche a sciogliere la contraddizione sempre più palese fra la salute e logiche aziendaliste, a recuperare una gestione territoriale e partecipata della salute dei cittadini.
E a non dimenticare i rischi decisivi per la salute e la vita della guerra e del riscaldamento climatico.
Una bella lezione in questo senso ci viene dalla anziane signore svizzere che hanno fatto e vinto la causa contro il governo elvetico, per non essersi impegnato a sufficienza nel contrasto al riscaldamento climatico, causa primaria, secondo loro e secondo autorevoli scienziati, di gran parte dei malanni della loro tarda età.