Intervista a Rick Perlstein, storico e giornalista di Chicago. Sulla stessa rivista, Bruno Cartosio scrive “Strade della sollevazione” e Alessandro Portelli “Ginocchio sul collo”.Da Officina Primo Maggio.
Quali sono le forme della protesta e in che modo costituiscono un salto di qualità rispetto alla storia politica di Black Lives Matter?
A Chicago, dove vivo, ci sono stati molti cortei nel centro della città anche se il sindaco ha fatto bloccare i ponti per evitare che le persone arrivassero al quartiere finanziario. A partire dagli omicidi di afroamericani da parte della polizia del 2014, le rivolte sono sempre state circoscritte alla città in cui queste violenze hanno avuto luogo, mentre sono mancate rivolte in solidarietà altrove. Anche negli anni Sessanta i tumulti rimanevano spesso confinati nelle città in cui c’era stato un omicidio per mano della polizia. Oggi invece abbiamo proteste in solidarietà anche nel quartiere ispanico di Chicago, per esempio. In questo momento BLM vive nei cortei, nelle veglie e nei flash mob di cui siamo testimoni. A Denver migliaia di persone si sono stese per terra cantando “I can’t breathe” (“non riesco a respirare”, le ultime parole di George Floyd prima di morire). A questo si accompagnano forme di lobbying che hanno l’obiettivo di mettere fine all’uso criminale del potere della polizia.
· C’è un qualche movimento dietro alle proteste di questi giorni? Sta nascendo qualcosa di nuovo?
Non è semplice rispondere a queste domande. Senza un movimento di resistenza alle violenze della polizia che va avanti almeno da dieci anni non sarebbe successo quello che è successo. A questo proposito posso consigliare un bel film, Prossima Fermata: Fruitvale Station, ambientato a Oakland – la città in cui sono nate le Black Panthers – che racconta un episodio di violenza risalente al 2008. Dopo l’uccisione di Michael Brown a Ferguson nel 2014, è cresciuto il movimento che si è chiamato Black Lives Matter, un movimento con molte facce che include cortei, atti di disobbedienza civile, ma ha anche una “sponda” istituzionale. Negli Stati Uniti i procuratori distrettuali, i District Attorney, sono cariche espressione del voto popolare. Al momento ce ne sono almeno tre – Larry Krasner, Chesa Boudin e Kim Foxx – che sono stati eletti con una piattaforma progressista che punta a riformare il sistema penale americano. L’ebreo Larry Krasner a Filadelfia. Il bianco Chesa Boudin, figlio di due membri dei Weather Underground [gruppo di sinistra radicale attivo a partire dal 1969, N.d.R.], a San Francisco. L’avvocatessa afroamericana Kim Foxx di Chicago cresciuta a “Cabrini-Green” – un quartiere di case popolari con la fama di essere un posto molto pericoloso, ora abbattuto – ha sviluppato una visione critica del sistema penale americano e della cosiddetta “guerra alla droga” anche grazie al vissuto della madre, malata psichiatrica che si curava facendo uso di droghe. Direi che BLM si manifesta in un continuum cha va da chi approfitta delle rivolte per accaparrarsi quello che può, agli atti di disobbedienza civile e alle campagne politiche fino a magistrati eletti. Dopo Ferguson ci sono state molto rivolte in cui sono state bruciate auto, distrutte vetrine ed è stato dato fuoco a luoghi più o meno simbolici delle città. La scala delle distruzioni di proprietà privata è stata comunque molto minore rispetto a quello che avveniva negli anni Sessanta. Quello che vediamo oggi è il culmine di una lotta di resistenza decennale. A tutto questo aggiungiamo l’impatto del Covid-19 sulla popolazione nera e l’elezione di un presidente autoritario come Trump.
· Pensi si possano fare paragoni tra Black Lives Matter e il Movimento per i diritti civili?
Per rispondere a questa domanda si dovrebbero scrivere libri interi… In BLM ci sono tante persone diverse… Il movimento per i diritti civili nato negli anni Cinquanta aveva come obiettivo politico la fine della segregazione legalizzata che esisteva negli stati del Sud, ed era radicato principalmente in queste zone. Nel tempo si è poi ramificato nel Black Power che ha avuto diverse gemmazioni, alcune sono andate verso le Black Panthers mentre altre sono entrate nelle istituzioni. Anche il ruolo delle chiese nei due movimenti è nettamente diverso. Anche BLM è essenzialmente fatto di persone giovani, che stanno dando nuova linfa alla tradizione del movimento per i diritti civili.
· Qual è il contesto socio-economico delle proteste?
Le conseguenze della crisi finanziaria del 2007-2008 si sono abbattute sulla popolazione afroamericana, che non se l’è mai passata particolarmente bene. A questo si è aggiunto l’impatto della pandemia di Covid-19, che ha colpito in maniera sproporzionata la popolazione nera. Contano anche le ineguaglianze sancite dal costo dell’istruzione: per entrare nella classe media serve una laurea e, nella meno esosa delle università pubbliche, le tasse del college possono costare anche 20.000 dollari, una cifra proibitiva per molte famiglie. Questo spiega in parte perché alle proteste partecipano anche molte persone non afroamericane. Ogni giorno abbiamo sotto gli occhi quanto stia divenendo imponente la massa mobilitata da BLM. E non dimentichiamo che negli Stati Uniti abbiamo un movimento antifascista, “Antifa”, che – nonostante sia diventato il capro espiatorio preferito di Donald Trump – si è coagulato attorno all’esigenza di confrontarsi con i gruppi fascisti e suprematisti che hanno il presidente come punto di riferimento.