Siamo a terra/Una rilettura di Barry Commoner, uno dei padri dell’ecologismo politico. Il suo libro «Il cerchio da chiudere» insegnò a tutti che cos’era l’ecologia
«Negli ultimi dieci anni, gli Stati Uniti hanno affrontato una serie di crisi terribili. Prima la minaccia alla sopravvivenza ambientale; poi l’apparente scarsità di energia; ora l’inatteso declino dell’economia. Questi sono considerati di solito come problemi distinti, ciascuno da risolvere sul proprio terreno (…). Ma ciascun tentativo di soluzione di un problema si scontra con le altre crisi (…). Inevitabilmente, chi propone una soluzione diventa oppositore delle altre. La politica è paralizzata (…). L’intreccio dei problemi dipende dalle complesse interazioni tra tre grandi sistemi: l’ecosistema, il sistema produttivo e il sistema economico (…). Il fatto è che i rapporti tra i tre sistemi sono messi a testa in giù (…). Quelle che abbiamo di fronte non sono crisi diverse, ma un unico difetto di fondo nel modo in cui è costruita la nostra società» (Barry Commoner, The poverty of power. Energy and the economic crisis, Knopf, 1976, p.1-2).
Barry Commoner – scomparso nel 2012 – è uno dei padri degli studi ambientali e dell’ecologismo politico. È stato un militante della sinistra, candidato a presidente nel 1980 (quando vinse Reagan) col Citizens Party. Nel 1971 il suo libro «Il cerchio da chiudere» insegnò a tutti che cos’era l’ecologia e, nel mezzo della crisi degli anni settanta, il suo libro su «la povertà dell’energia» (non tradotto) si legge come una fotografia dei dilemmi dell’Europa di oggi, sprofondata nella crisi e ancora incerta tra il passato dell’energia fossile e il futuro rinnovabile.