Una delegazione dell’Alleanza Clima Lavoro ha partecipato alla consultazione pubblica avviata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy in occasione della pubblicazione del “Libro Verde per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia”. Un documento che proprio non convince l’Alleanza.
Lo scorso 28 gennaio una delegazione dell’Alleanza Clima Lavoro composta da Giulio Marcon, Dario Guarascio e Duccio Zola (Campagna Sbilanciamoci!), Alessandro Giannì (Greenpeace), Mariagrazia Midulla (WWF) e Andrea Boraschi (Transport&Environment) si è recata al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per partecipare alla consultazione pubblica indetta dal MIMIT in merito al Libro Verde per una nuova strategia di politica industriale per l’Italia.
La delegazione dell’Alleanza Clima Lavoro ha espresso il proprio apprezzamento per l’apertura di un confronto su un tema cruciale come quello del rilancio di una politica industriale nel nostro Paese e della definizione su questo fronte di un indirizzo strategico in un contesto, sul piano globale, globale di forte instabilità e conflittualità geopolitica e di ristrutturazione delle catene del valore e, sul piano nazionale, di pericoloso arretramento – se non di vera e propria crisi – del nostro sistema industriale e manifatturiero.
Tuttavia, il Libro Verde presenta diversi punti critici e solleva altrettante perplessità: dal punto di vista macroeconomico, l’Alleanza Clima Lavoro ha rimarcato ad esempio la mancata attenzione posta nel documento – a fronte dell’enfasi sul ruolo e il valore delle esportazioni – alla necessità di valorizzare il mercato interno sostenendo i consumi e la domanda interna, al pari dell’inadeguata problematizzazione della dinamica che lega i bassi salari e la bassa produttività nel Paese e, dunque, delle ricette che dovrebbero essere messe in campo per indirizzare l’Italia su un sentiero di sviluppo e di avanzamento industriale, tecnologico e occupazionale.
Inoltre, se il Libro Verde fissa come obiettivo strategico per la politica industriale la risposta alle sfide della transizione ecologica e il conseguimento dei target di decarbonizzazione, non appaiono affatto condivisibili e soddisfacenti le vie che si intendono perseguire. In particolare, la delegazione dell’Alleanza Clima Lavoro ha criticato l’insistenza posta nel testo sulla neutralità tecnologica, sul nucleare per la generazione di energia elettrica e, per quanto riguarda l’automotive, sui biocarburanti e i carburanti sintetici, così come l’inserimento del Deep Sea Mining tra le pratiche auspicate di approvvigionamento di materie critiche.
Al contrario, una politica industriale all’altezza della transizione verde e degli obiettivi di abbattimento delle emissioni e neutralità climatica dovrebbe guardare senza esitazioni e con urgenza alle fonti rinnovabili e all’elettrificazione, anche per garantire l’autonomia delle fonti di approvvigionamento al Paese. Infine, la delegazione dell’Alleanza Clima Lavoro ha criticato l’accento del Libro Verde sull’obiettivo stategico legato al rafforzamento dell’economia dell’industria delle difesa, mostrando come esso non vada a beneficio né della sicurezza nazionale, né dello sviluppo economico e produttivo del Paese.
In altri termini, le armi non sono mai un “buon affare”: piuttosto, anche sotto il profilo delle priorità e degli indirizzi di una nuova politica industriale, lo è un investimento sugli asset davvero strategici della tutela dell’ambiente, dell’istruzione e della formazione, della salute. Qui di seguito i documenti e i materiali che sono stati presentati e consegnati al Ministero dalla delegazione dell’Alleanza Clima Lavoro nel corso dell’incontro.