Le bolle finanziarie che potrebbero scoppiare oggi sono molto più dannose e numerose di quelle che hanno causato il crash del 2008, del quale stiamo ancora pagando le conseguenze
Da anni sono abbonato all’Economist perché è un giornale che crede nel liberalismo economico, politico, sociale e io ho un debole per le utopie. La concorrenza nel libero mercato, la mano invisibile dello Stato che si ritira perché tutto si regola a dovere con la legge della domanda e dell’offerta e del costo opportunità, la mobilità sociale in base ai meriti: sono dei sogni bellissimi. Ed è bellissimo leggere gli articoli dell’Economist (gli unici al mondo a non essere firmati «per non far prevalere gli individualismi sullo spirito di gruppo della redazione») che ogni volta si incazzano come innamorati traditi di fresco, perché la tal impresa sfrutta posizioni di monopolio o perché si è creato di nuovo (ossignore che vergogna!) un cartello tra i principali concorrenti nel settore dei detersivi liquidi, delle salsicce, della birra o dei conti correnti bancari. L’Economist, cornuto e mazziato dalla realtà dei fatti, continua però a credere alla grande utopia liberale. E per questo lo rispetto e rispetto i suoi giornalisti, tranne quando scrivono luride marchette per ossequiare la multinazionale di turno o la politica estera statunitense (non sempre comunque e in ogni caso non ora). Ah, e giusto perché non ci stava nelle parentesi precedenti, l’Economist è controllato al 43,4% dalla Exor SA, la holding lussemburghese di casa Agnelli. Bellissimo, e lo puntualizza sempre se scrive articoli sul mercato automobilistico.
Ecco, dopo questa lunga premessa, il 18 marzo l’Economist è uscito con una copertina con tante mongolfiere che prendono il volo. La mongolfiera cinese, statunitense, indiana, europea, cinese, britannica, giapponese, addirittura brasiliana (anche se avvolta dalle nuvole della crisi e della corruzione). «In salita. La sorprendente crescita dell’economia mondiale», era il titolo. Da quando ho visto quella copertina mi sento meglio, mi sento anch’io in crescita, anche se ultimamente mi sta crescendo – e in modo preoccupante e senza precedenti – solo il girovita.
In questo numero di bassafinanza, come sempre, romperemo un po’ di uova nel paniere, anche e soprattutto in quello dell’Economist. E lo faremo prima di tutto con uno dei miei eretici finanziari preferiti su twitter: l’analista economico franco-americano Jesse Colombo, che sul suo blog The Bubble Bubble (“la bolla della bolla”) ci spiega che l’attuale ripresa economica in realtà è una ripresa a bolle (bubblecovery = bubble + recovery). Che scoppieranno tutte, o solo alcune, una dopo l’altra o tutte insieme. Una, dieci, cento, mille bolle, che volano e volano e volano e danzano su grappoli di nuvole.
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