Aumentare gli importi per il calcolo delle detrazioni rischia di incentivare l’evasione fiscale: anziché aumentare il gettito fiscale si riduce
Quando non si sa come far quadrare i conti del bilancio statale, senza tagliare la spesa, si discute su come tosare le detrazioni fiscali per aumentare le entrate. La via più semplice che, quasi sempre, si pensa di percorrere è un taglio lineare su tutti le agevolazioni, abbassando i loro valori assoluti oppure gli importi sui quali calcolare le detrazioni oppure ancora le percentuali di queste ultime. Per alcune agevolazioni, tuttavia, un aumento degli importi sui quali calcolare il beneficio fiscale potrebbe ridurre il tasso di evasione e far aumentare il gettito, anziché ridurlo. A sostegno di quest’affermazione, nella tabella 1 sono riportati i risultati di alcune elaborazioni relative alle detrazioni per l’anno fiscale 2014, l’ultimo per il quale sono disponibili le statistiche Irpef. Si riferiscono, in particolare, alle spese di intermediazione immobiliare sostenute per l’acquisto della prima casa, a quelle funerarie e agli importi pagati come canoni di affitto dagli studenti universitari la cui sede di studio disti almeno 100 km dal luogo di residenza ed è in un’altra provincia.
Servizi più costosi della spesa detraibile
Nell’anno fiscale 2014, per i tre servizi considerati, le famiglie potevano portare in detrazione dall’Irpef il 19% dell’importo massimo riportato nella riga E della tabella 1. Per ognuno di essi la spesa effettivamente sostenuta è superiore alle cifre indicate. Un’agenzia immobiliare incassa mediamente il 3% del prezzo dell’abitazione sia dal venditore che dall’acquirente (quando il prezzo non è molto altro la percentuale sale anche al 4%). L’indagine di un’associazione di consumatori ha rilevato che la spesa media di un funerale si aggira sul 6.000 euro. L’importo massimo dell’affitto, sul quale le famiglie degli studenti universitari fuori sedere possono calcolare la detrazione, è più basso non solo di quello di mercato, ma anche di quello che nelle grandi città universitarie paga anche chi è ospitato negli studentati di proprietà pubblica. Ai fini dell’illustrazione dell’ipotesi qui formulata, si considera una spesa media di 3.000 euro, per ognuno dei tre servizi.
Alta evasione
Per ognuna delle tre voci considerate, i contribuenti hanno indicato un valore medio della spesa sostenuta (riga D) inferiore a quello massimo sul quale era possibile calcolare la detrazione. Lo scarto può essere attribuito alla ripartizione, in un certo numero di casi, del beneficio fiscale tra più contribuenti, in base alla quota della spesa da ognuno di essi sostenuta, come consente la normativa fiscale. Il numero delle operazioni per le quali è stata chiesta la detrazione (riga F) è, quindi, inferiore al numero di contribuenti che ne ha beneficiato (riga B).
La differenza1 (riga H) tra il numero di operazioni per cui è stata chiesta la detrazione e il numero complessivo delle operazioni effettuate nel 2014, può essere considerata una misura dell’evasione fiscale totale da parte dei fornitori di ognuno dei tre servizi considerati. Sia per numero di operazioni non dichiarate sia per tasso di evasione (riga I), l’ordine di grandezza è rilevante.
Aumentare le detrazioni
Per ridurre l’evasione è necessario renderla il meno conveniente possibile anche per chi paga i servizi che riceve. Quanto più ampio è lo scarto tra la cifra effettivamente pagata e quella sulla quale si può calcolare la detrazione, tanto più piccolo è lo “sconto” che il locatore o l’impresa funebre o l’agenzia immobiliare deve praticare per “convincere” il cliente ad accettare una fattura o un contratto di importo inferiore a quello effettivamente pagato o addirittura a rinunciarvi del tutto. Per la spesa per l’intermediazione immobiliare lo sconto è perfino superfluo: poiché la prestazione è tassata con l’Iva al 22%, il cliente dell’agenzia ha un notevole risparmio già solo sulla cifra non fatturata. In questo caso la possibilità di detrarre il 19% dell’intera cifra pagata, non compensa interamente l’importo dell’Iva, però è sicuramente più facile, per che chi paga, essere fedele al fisco se il costo da pagare è del 3% (22% Iva meno 19% detrazione)e non del 22%. Sulle spese funebri e sui canoni non si applica l’Iva. Potere calcolare la detrazione sull’intera somma corrisposta, costituisce, per chi la paga, almeno una spinta gentile (per dirla con Thaler e Sunstein) a contrastare la tentazione all’evasione di chi fornisce il servizio. Il cliente potrebbe accettare di pagare una parte del corrispettivo in nero solo se il fornitore del servizio gli concedesse uno sconto almeno leggermente superiore al risparmio di Irpef che otterrebbe facendosi fatturare tutto. Ma se quella parte è elevata, e conseguentemente anche lo sconto è alto, sarà, probabilmente, proprio il fornitore a ritenere che il gioco dell’evasione non vale più la candela.
Un gioco a somma positiva
Si potrebbe sostenere che il contrasto all’evasione con l’aumento degli importi per il calcolo delle detrazioni dà un risultato contrastante con l’obiettivo perseguito: anziché aumentare il gettito fiscale si riduce. In realtà quello incentrato sull’aumento delle detrazioni sarebbe, per il fisco, un gioco a somma positiva, come si può osservare dalla semplificazione riportata nella tabella 1. In termini più generali si può osservare che: a) le aliquote Irpef sono sempre più altre della percentuale della detrazione. Anche applicando, ai redditi dei fornitori dei servizi, l’aliquota Irpef più bassa del 23%, le casse dello Stato registrerebbero un saldo positivo del 4% sulle somme pagate dai clienti; b) sulle somme pagate per l’intermediazione immobiliare si applica anche l’Iva al 22%, pertanto in questo caso il saldo positivo, tra quando lo Stato incassa tra imposte dirette e indirette e la perdita di gettito della detrazione sarebbe del 26%.
Rendendo pieno il contrasto dell’interesse fiscale di chi paga un servizio con quello di chi incassa per erogarlo, può guadagnarci sia chi fruisce della prestazione sia lo Stato. Nel caso dei tre servizi qui considerati far emergere il contrasto è più agevole che in altri casi (per esempio quello tra un idraulico e un suo cliente), poiché le prestazioni sono già “tracciabili” –spese di intermediazione immobiliare e funerarie- o possono facilmente esserlo –affitti degli studenti universitari fuori sede-. 2
Tabella 1. Detrazioni fiscali per spesa di intermediazione immobiliare, spesa funebre, spesa affitto studenti fuori sede
Spesa intermediazione immobiliare | Spesa funeraria | Spesa affitto studenti fuori sede | |
(A) Numero aventi diritto |
161.841 |
598.364 |
431.851 |
(B) Numero contribuenti beneficiari |
75.415 |
437.697 |
235.107 |
(C) Importo spesa portata in detrazione x 1.000 |
61.871 |
632.281 |
382.975 |
(D) Importo medio spesa portata in detrazione = C/(B) |
820 |
1.445 |
1.629 |
(E) Importo massimo spesa per calcolo detrazione |
1.000 |
1.549 |
2.633 |
(F) Numero operazioni portate in detrazione = (C)/(E) |
61.871 |
408.089 |
145.452 |
(G) Minor gettito Irpef = (C)x0,19 |
11.755 |
120.133 |
72.765 |
(H) Numero operazioni non dichiarate al fisco = (A)-(F) |
99.970 |
190.275 |
286.399 |
(I) Tasso di evasione = (H)/(A)x100 |
61,8 |
31,8 |
66,3 |
(J) Importo spesa media sostenuta per operazione |
3.000 |
3.000 |
3.000 |
(K) Ammontare della spesa detraibile x 1.000 = (A)x(J) |
485.523 |
1.795.092 |
1.295.553 |
(L) Perdita di gettito Irpef su spesa detraibile x 1.000 = (K)x0,19 |
92.249 |
341.067 |
246.155 |
(M) Gettito Iva x 1.000 = (K) x 0,22 |
106.815 |
– |
– |
(N) Gettito Irpef su reddito fornitore x 1.000 = (K) x 0,23 |
111.670 |
412.871 |
297.977 |
(O) Saldo gettito x 1.000 = (M)+(N)-(L) |
126.236 |
71.804 |
51.822 |
1 Per i decessi questa differenza è agevole da calcolare. Meno immediato è la stima dell’evasione totale nel caso degli altri due servizi. Nel 2014 sono state vendute quasi 420 mila abitazioni, di cui circa oltre 160 con la sottoscrizione di un mutuo, e le restanti 260 mila con pagamento in contanti. Per stimare, in maniera prudenziale, il numero di compravendite i cui introiti da intermediazione sono sfuggite al fisco, possiamo ipotizzare che tutti i mutui siano stati accesi per acquistare abitazioni principali ( per giungere a questa conclusione supponiamo una compensazione tra il numero dei mutui non destinati all’abitazione principale e il numero di prime case acquistate in contante). Non è stato possibile reperire statistiche sugli studenti universitari fuori sede. Un’elaborazione relativa all’anno fiscale 2012, permise di stimare in circa 435 mila il numero di studenti che avrebbe avuto diritto alla detrazione fiscale sul canone di locazione, mentre ne beneficiò il 42%.
2 Al riguardo un’ipotesi è formulata qui: https://sbilanciamoci.info/il-mercato-nero-degli-affitti-agli-studenti-18923/