La Conferenza dell’Onu sul clima in corso a Parigi è un affare costoso. E almeno il 20 per cento di questo costo è finanziato da alcune grandi aziende, per lo più del settore dell’energia www.terraterraonline.org
Chiamiamolo conflitto d’interesse. La Conferenza delle Nazioni unite sul clima in corso a Parigi è un affare costoso, come tutti i consessi dell’Onu: e almeno il 20 per cento di questo costo è finanziato da alcune grandi aziende, per lo più del settore dell’energia. Niente male: la conferenza che discute come frenare il cambiamento del clima ed evitare che diventi una catastrofe irreversibile per l’umanità è sponsorizzata dall’industria che più di tutte è direttamente coinvolta nel cambiamento del clima, cioè quella energetica: sappiamo tutti ormai che bruciare combustibili fossili è la prima fonte dei gas di serra che riscaldano l’atmosfera terrestre.
Anche le aziende sono corresponsabili della ricerca di soluzioni sul clima, si dirà. Il punto però è quali aziende, e cosa ne ottengono in cambio (in fondo, un vertice dell’Onu non è esattamente come una partita di calcio). Tra gli sponsor di Parigi ad esempio troviamo Engie (già Gaz de France-Suez), Suez Environment, il gruppo bancario Bnp Paribas, Energie de France. Si dà il caso che Engie sia proprietaria di 30 centrali a carbone sparse per il mondo (tra cui quella di Vado Ligure, oggi chiusa per ordine della magistratura); in generale produce buona parte della sua energia con nucleare e combustibili fossili, solo il 5% con fonti rinnovabili. Bnp Paribas investe in Canada nelle sabbie bituminose, una delle fonti più controverse per il suo impatto ambientale. Anche Edf possiede e opera una quindicina di centrali a carbone – sto citando l’analisi pubblicata da un gruppo di Ong ambientaliste francesi.
Sponsorizzare la Conferenza sul clima, da parte di grandi inquinatori, è quello che gli ambientalisti chiamano greenwashing, darsi una facciata “verde”? Si, certo, ma non solo: è anche lotta ideologica, oltre che interessi privati nelle politiche pubbliche. Vediamo perché. continua