Succede in Italia che un Commissario di Governo impugni un atto del Governo per favorire la realizzazione di una grande opera, irrealizzabile per validi motivi economico-finanziari, sociali ed ambientali: il ponte sullo Stretto di Messina
L’opera non è considerata più una priorità in tutti i recenti documenti ufficiali in Europa e in Italia. È così che il pluri-impiegato dello Stato, Pietro Ciucci – commissario di Governo per il ponte, amministratore delegato di ANAS SpA e della Stretto di Messina (SdM) Spa, entrambe società interamente pubbliche – ha prima preannunciato a luglio e poi ha confermato il 25 settembre scorso che la SdM SpA ha impugnato con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica la Delibera n. 6 del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica – CIPE del 20 gennaio 2012 con cui si tagliavano 1,6 miliardi di euro destinati al ponte.
Diciamo subito che appare incredibile che questo vero e proprio atto di belligeranza di un boiardo di Stato contro l’esecutivo in carica sia stato possibile senza che il Governo dei tecnici abbia pensato di intervenire per tempo a bloccarlo. Anche perché le associazioni ambientaliste interessate – FAI, Italia Nostra, Legambiente, M.A.N. e WWF Italia – avevano chiesto già in una lettera inviata il 31 luglio scorso al Presidente del Consiglio Monti e ai ministri interessati che tale inconcepibile conflitto, allora preannunciato, fosse immediatamente bloccato e fosse severamente censurata la minaccia di Ciucci.
Ma come si sa i sogni perversi nel nostro Paese sono duri a morire e l’immaginifica millanteria del ponte, accreditata dal Governo Berlusconi a partire dal 2001, è sopravvissuta anche ai circa due anni di Governo Prodi, ad un nuovo Governo Berlusconi ed ora gira come una bomba a tempo nelle stanze del Governo dei tecnici. Anche se sarebbe proprio di un Governo dei tecnici porre la parola fine a questo film scadente su un ponte sospeso a doppio impalcato, stradale e ferroviario, ad unica campata della lunghezza di 3,3 km (quando il ponte più lungo di questo tipo il Minami-Bisan Seto, giapponese, date le attuali conoscenze tecniche è lungo solo 1,1 km) che dovrebbe sorgere in una delle aree a più elevato rischio sismico del Mediterraneo, severamente tutelata per i valori ambientali e paesaggistici dall’Europa e dall’Italia.
Invece nessuno scrive la parola “Fine” (l’unico che ha detto parole contrarie inequivocabili è stato ad oggi il ministro della coesione Fabrizio Barca) con il rischio concreto che se l’ampiamente lacunoso ed omissivo progetto definitivo presentato da Eurolink, il general contractor capeggiato da Impregilo, non viene rimandato al mittente dalla Commissione tecnica di VIA del Ministero dell’ambiente e bocciato in CIPE, il Governo sia costretto a pagare oggi oltre i 66 milioni di euro per l’acquisizione degli elaborati anche oltre 400 milioni di euro di penali al momento che fosse aperto anche un solo cantiere in qualche modo funzionale al ponte.
Si può evitare ancora oggi di correre questo rischio perché il Contratto tra il concessionario SdM SpA e il GC Eurolink consente di recedere in qualunque momento dal Contratto, pagando solo le prestazioni correttamente eseguite al momento, appunto del recesso. Sembra però che all’interno dell’amministrazione dello Stato, non ci sia ancora oggi un orientamento univoco su come debbano essere tutelati gli interessi pubblici. Con il risultato che il costo del ponte dal 2005 ad oggi è salito da 4,3 miliardi a 8,5 miliardi di euro, grazie anche all’accompagnamento della SdM SpA.
C’è ancora chi lavora per il re di Prussia, ignorando bellamente che: 1. a fine ottobre 2011 viene presentato dalla Commissione Europea il Piano di investimenti per il periodo 2014-2020 “Connecting Europe Facility”, per complessivi 50 miliardi di euro, di cui 31,7 destinati alle TEN-T e tra le infrastrutture da finanziare non compare il ponte sullo Stretto di Messina; 2. il 20 gennaio 2012 è stata approvata la Delibera CIPE n. 6/2012 che prevede, nell’ambito delle riduzioni di spesa della programmazione sui Fondi per lo sviluppo e la coesione di tagliare i fondi previsti dalla Delibera CIPE 102/2009 “Assegnazione Società Stretto di Messina” (1,3 mld di euro) e dalla Delibera CIPE 121/2009 “Variante di Cannitello e aumento di capitale ANAS e RFI” (337 mln di euro); 3. nell’aprile 2012 non vengono pubblicate le Linee Guida – Allegato Infrastrutture 2013-2015 al Documento di Economia e Finanza – DEF 2012 in cui non c’è taccia del ponte.
Ma the show must go on e il biglietto di questo spettacolo fallimentare è a carico di tutti/e noi.