Un emendamento radicale alla “manovra” propone di ricavare 3 miliardi da una tassa sulle emissioni di CO2 e di utilizzare la somma per ridurre i prelievi su Ires e Irpef. Alla prima Carbon Tax potrebbero affiancarsi altre tassazioni di inquinanti, dando una spinta consistente al sistema industriale verde.
È stato presentato un emendamento all’attuale manovra, dal senatore radicale Marco Perduca e dalla deputata radicale Elisabetta Zamparutti, co-firmata da altri componenti radicali e del Pd, che propone di introdurre una fiscalità ambientale sulle emissioni di CO2, al fine di ‘finanziare’ la riduzione di altre imposte, quali ad esempio Ires e Irpef, e generare eco innovazione come risposta delle imprese. La misura è collocabile quindi nelle azioni a sostegno della crescita, a ora ancora vaghe se non assenti, in un dibattito che verte solo sull’aggiustamento del deficit, a forte rischio di effetti depressivi.
Il gettito derivante dalla misura proposta, che esclude i settori già sottoposti alla politica di Emission trading europeo, è di 3 miliardi di euro (attualmente i gettiti fiscali ambientali sono quasi nulli). Questo ‘patrimonio’ potrebbe essere elevato nel tempo introducendo (i) incrementi graduali ma certi della carbon tax (ii) misure di tassazione, anche su ossidi di zolfo e anidride solforosa e altri inquinanti locali, misure presenti nei paesi nordici (iii) tassazione ambientale delle grandi imprese dei servizi, ora escluse. Si raggiungerebbe facilmente un gettito di un punto di Pil e oltre, utilizzabile per abbattere imposte distorsive su redditi da lavoro e di impresa. Un gettito importante finalizzato a spostare il peso del fisco dalle persone alle cose, concretamente, e non a parole. Alcune forme di aumento dell’Iva potrebbero ulteriormente aumentare questo ‘fondo’ che sostiene minore tassazione su imprese e lavoro.
La misura allineerebbe l’Italia alle esperienze delle economie europee più competitive (Svezia, Germania) e rientrerebbe nelle misure di applicazione delle principali linee di politica europea su ambiente e crescita della competitività.
In aggiunta, all’interno delle riforme fiscali nei livelli decentrati, aumenti organici tra regioni di tasse sulle discariche, oneri demaniali idrici, e tasse sui materiali da escavazione genererebbero gettiti rilevanti finalizzabili ad abbattere l’Irap, di cui sempre si parla ma nulla si fa.
Sarebbe importante che le parti sociali, Confindustria e i maggiori sindacati, e i gruppi parlamentari, accettassero questa sfida, che rende concreti i discorsi su sostenibilità e green economy, che spesso rimangono parole.