Mentre la finanza sregolata manda a gambe all’aria il capitalismo, il governo italiano apre un altro casinò, lanciando in Borsa la piattaforma dei derivati sull’energia
Nel pieno della più grande crisi finanziaria del secolo che non vede ancora la fine e di fronte ad interventi pubblici mastodontici di salvataggio dei mercati finanziari, il governo italiano si appresta a benedire il lancio della piattaforma finanziaria dei derivati sull’energia, battezzata Idex, presso la Borsa di Milano. Si partirà presumibilmente, precisano fonti di Piazza Affari, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre e i primi scambi riguarderanno soltanto i titoli collegati al mercato dell’elettricità sotto la supervisione della Consob e dell’Autorità per l’energia ed il gas, i cui vertici il governo vorrebbe rimuovere proprio in questi giorni. Ancora una volta l’Italia segue con anni di ritardo tendenze di mercato che proprio in questi mesi sono messe radicalmente in discussione, se non proibite, a livello mondiale.
Stando a quanto reso noto a luglio e tuttora confermato, i primi titoli ad essere commercializzati saranno futures baseload con periodo di consegna mensile, trimestrale e annuale. Potranno accedere all’Idex tutti gli operatori già autorizzati ad operare sull’Idem (la piattaforma di scambio dei derivati nel mercato italiano). Per la prima volta soggetti diversi che partecipino a un mercato elettrico comunitario e negozino solamente in conto proprio potranno affiancare le banche e le società di intermediazione mobiliare.
La finanza definisce “derivato” ogni titolo il cui valore sia basato su quello di un qualsiasi altro titolo o bene detto sottostante. I derivati possono agevolmente coprire il rischio di un’operazione, ad esempio perché legati a un indice destinato a salire al calare di un paniere azionario, ma sono anche soggetti a una forte spinta speculativa potendo essere rivenduti a un prezzo superiore generando una plusvalenza capace di incidere anche sul mercato fisico. I derivati, in altre parole, non si traducono quasi mai in un acquisto effettivo del sottostante configurandosi, di fatto, come un vero e proprio strumento di rendita. Se a ciò si aggiunge che la maggior parte delle operazioni avvengono su piattaforme elettroniche al di fuori della borsa (il famoso mercato “over the counter”) e dai suoi controllori, non è difficile comprendere come mai la trasparenza rappresenti ancora la merce più rara del mercato derivato. In un simile contesto è intuitivo concludere come i rischi di speculazione siano portati ad aumentare quando i beni fisici coinvolti sono caratterizzati da una forte volatilità del prezzo. Una caratteristica tipica, fra gli altri, dei mercati energetici. I titoli che sbarcheranno sulla piattaforma Idex, è bene chiarirlo, appartengono alla categoria dei derivati veri e propri (fanno riferimento a una cassa di compensazione) e non hanno nulla a che vedere con i contratti futures testati presso il mercato fisico dell’Mte che, come noto, sono realizzati allo scopo di ottenere un’effettiva fornitura del bene in questione (l’energia elettrica).
Oggi nel mondo si stima che il mercato finanziario dei prodotti derivati, ossia titoli e contratti emessi su mercati secondari e che si appoggiano su titoli sottostanti di cui i derivati scommettono sul prezzo e l’andamento futuro, ammonti a circa 600 trilioni di dollari, ben 12 volte il prodotto interno lordo mondiale e 4 volte il totale dei soldi investiti in titoli o azioni legate all’economia reale. Emblematico il ruolo speculativo che i derivati sulle commodities hanno avuto nelle recenti crisi energetica ed alimentare dopo che tutti i prodotti strutturati collegati al settore immobiliare sono crollati con la crisi dei mutui subprime. Anche il ministro Tremonti allo scorso incontro del G7 dei ministri delle finanza in Giappone si è battuto contro l’ortodossia liberista di Stati Uniti e Regno Unito per chiedere che si investighi sul ruolo della speculazione nell’aumento attuale dei prezzi delle commodities energetiche ed alimentari. Per ottobre è atteso un rapporto del Fondo monetario internazionale proprio sul tema. Nel frattempo nel pacchetto Bush di salvataggio della finanza a stelle e strisce in discussione al Congresso finalmente l’amministrazione neo-con ha richiesto di proibire temporaneamente ogni transazione “over the counter” su circa 800 titoli.
Ciononostante i piani impostati da tempo in Italia – oggi sotto la regia del ministro Scajola – sembrano andare avanti indisturbati ed entro l’inizio di novembre sarà possibile giocare d’azzardo anche sui derivati energetici italiani. Una prospettiva che, combinata con quella della chiacchierata privatizzazione della nuova borsa energetica italiana, preoccupa non solo i critici della finanza spericolata – sempre più numerosi di questi tempi – ma anche settori importanti del comparto industriale ed energetico italiano, nonché nel mondo dei consumatori. Perché rischiare che la vorticosa liquidità finanziaria in cerca di nuovi settori da cannibalizzare si abbatta proprio sul settore energetico nostrano, in un Paese non energeticamente autosufficiente e per questo dipendente dal prezzo dell’energia e delle sue varie fonti?
Il Tremonti “anti-mercatista” sembra non interessato ad intervenire sulla questione, lasciando molte parole contro la finanza speculativa nei suoi saggi ma tenendo queste ultime lontane dalla pratica del governo.
Si ricordi che proprio negli Usa sono state le pressioni delle majors energetiche, in primis la Enron poi fallita miseramente, a spingere verso una deregolamentazione selvaggia del mercato dei derivati. Questo, come documentato in diverse testimonianze rese al Congresso dal gruppo Public Citizen creato da Ralph Nader, ha consentito a loro e a pochi grandi gruppi finanziari tra cui Goldman Sachs e JP Morgan di creare un vero e proprio cartello della speculazione che, controllando il mercato dei derivati ma anche le società che gestivano le riserve petrolifere nel Paese, poteva incidere sulla quantità di prodotto immesso sul mercato ogni giorno andando così a falsare le proprie scommesse sul prezzo futuro. Oggi gli stessi Stati Uniti accettano finalmente che il gioco d’azzardo dei derivati va regolato se non proibito, e noi nella provinciale Italia inseguiamo il sogno liberista ormai allo sbando.
*CRBM, Valori