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Ue, briciole per l’auto e zero garanzie sul lavoro

Nel Piano per il settore automotive della Commissione solo 2,8 miliardi complessivi. De Palma (Fiom): “Solo mezza pagina dedicata ai lavoratori, nessuna garanzia dal punto di vista occupazionale né investimenti in ricerca e sviluppo”.

“Annunciano 800 miliardi di investimenti sul militare, mentre il documento che abbiamo visto sull’automotive prevede meno di 2 miliardi sulle batterie e, nel testo, su più di 20 pagine, c’è mezza pagina dedicata alle lavoratrici e ai lavoratori, su cui però non c’è nessuna garanzia dal punto di vista occupazionale né tanto meno ci sono gli investimenti in risorse per ricerca e sviluppo”. La bocciatura di Michele De Palma, che guida la Fiom-Cgil, ben fotografa il Piano per il settore europeo automotive della Commissione europea. Un documento che dovrà essere approvato dall’Europarlamento e dai governi nazionali, e che ha già conquistato un piccolo record: non piace praticamente a nessuno.

Anche l’Acea, associazione che riunisce i costruttori continentali di automobili, che pure ha ottenuto lo stop alle multe miliardarie alle case che quest’anno non raggiungeranno il target di vendita del 20% di veicoli elettrici, per bocca del suo direttore generale Sigrid de Vries, chiede che le misure necessarie per la domanda e le infrastrutture di ricarica ora entrino effettivamente in azione. Poi, pro domo sua, osserva: “Nonostante siano state delineate diverse misure promettenti per aumentare l’implementazione delle infrastrutture e l’adozione di veicoli pesanti a zero emissioni, questo segmento di veicoli non ha ancora un impegno esplicito per avviare la revisione degli standard di CO2 nel 2025, inclusa una valutazione urgente delle condizioni abilitanti”.

Ben più tranchant l’italiana l’Anfia (associazione nazionale filiera industria automobilistica): “Non può essere chiamato Piano d’azione, mancando l’indicazione di date certe, azioni concrete rispetto a molte tematiche sollecitate e ben rappresentate da sindacati, costruttori di autoveicoli, componentisti e associazioni di settore, l’indicazione di chi si assume la responsabilità della messa in campo di queste azioni, e infine gli importi da allocare per i diversi aspetti del piano”. Conclusioni: “Il settore è destinato a scomparire sotto i colpi della competizione cinese e della politica oltreatlantica”.

L’Anfia assicura: “Insieme alle altre associazioni e stakeholders interessati, continueremo fin da oggi ad evidenziare a tutte le istituzioni europee che la gravità della situazione del settore non può essere affrontata con questi interventi”. Una emergenza ben presente nell’analisi della Fiom, che infatti tira così le somme: “E’ un documento da respingere, perché noi abbiamo chiesto che, se deve essere affrontato il tema delle multe e della riconversione delle multe, deve essere affrontato con due condizionalità: la prima è che ci siano gli investimenti da parte delle imprese, dell’Unione europea e dei paesi europei, la seconda è la garanzia dell’occupazione per le lavoratrici e i lavoratori. E noi, nel documento, questi elementi non li abbiamo visti”.

“Soltanto 2,8 miliardi di euro complessivi tra pubblico e privato. Una goccia nell’oceano, sia in termini di risorse che di visione”. La sintesi dell’europarlamentare Benedetta Scuderi dei Verdi non dà spazio all’ottimismo. “Si tratta di una cifra ben lontana dai finanziamenti che auspichiamo per la transizione del settore, anche ricorrendo a un ampliamento dei fondi già esistenti e del quadro finanziario pluriennale o alla creazione di un debito pubblico europeo. La direzione intrapresa poi è assolutamente poco chiara. Dal nostro punto di vista questo piano non potrà avere altri effetti se non quello di portare a una situazione di assoluta incertezza”.

“Il bando dei motori termici per il 2035 resta intoccabile – prova a difendersi il commissario europeo ai Trasporti, Apostolos Tzitzikostas – l’obiettivo resta questo e ci atteniamo a quel programma”.

Articolo pubblicato da il manifesto del 6 marzo 2025