Gli Stati condannano la legge israeliana che caccia l’agenzia per i rifugiati palestinesi. Ma per ora solo a parole. Oltre agli effetti politici, preoccupano quelli pratici: a rischio la rete umanitaria nei Territori palestinesi. Da il manifesto
Lunedì, mentre la Knesset votava la messa al bando di Unrwa, nel nord di Gaza l’esercito israeliano dava alle fiamme la scuola Al Fakhoura gestita dall’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi nel campo profughi di Jabaliya, in quel pezzo di Striscia – il nord – dove da quasi un mese la popolazione è strangolata da un assedio fatto di fame, bombardamenti a tappeto e arresti indiscriminati.
L’ATTACCO a Unrwa è molteplice, a tenaglia: è politico ed è militare, una simbiosi di cui il portavoce di Unicef, James Elder, traccia con asprezza l’obiettivo. «Una decisione come questa significa che è stato individuato un nuovo modo per uccidere bambini», ha detto commentando il voto bipartisan del parlamento israeliano (92 voti su 120) ed evocando tra le righe l’accusa risuonata lo scorso gennaio all’Aja: a Gaza è in corso un genocidio plausibile. «Se Unrwa non potrà operare – prosegue – probabilmente il sistema umanitario di Gaza collasserà».
Al di là delle implicazioni politiche della decisione israeliana – di governo e di opposizione – in termini di fuoriuscita fattuale dal sistema delle Nazioni unite e di delegittimazione del diritto internazionale e delle sue risoluzioni, gli effetti pratici sui Territori palestinesi occupati dello smantellamento dell’agenzia per i rifugiati palestinesi saranno devastanti.