Riflessione sull’incapacità delle teorie macroeconomiche di spiegare le crescenti diseguaglianze e l’aumento del peso relativo della ricchezza improduttiva e della liquidità. Solo adottando una prospettiva inter-temporale e ragionando criticamente sugli spunti di Keynes e Tobin è possibile cominciare a far luce sugli interrogativi posti da tali fenomeni. Da Menabò di Eticaeconomia.
La risposta alla domanda che compare nel titolo di questo articolo è: si, è possibile, è anzi un fatto divenuto vistoso da almeno un secolo. Segno che la ricchezza improduttiva cresce più della capacità produttiva, grosso modo correlata alla produzione.
Paradossale è solo che la ricchezza improduttiva non interessi molto le riflessioni sistemiche degli economisti.
L’enfasi sulla domanda di riserve liquide, posta da Keynes insieme a quella sul ruolo della domanda finale, avrebbe potuto aprire uno spiraglio. Purtroppo solo il ruolo della domanda ha cambiato “le vecchie idee”, quelle che Keynes considerava l’impedimento maggiore a più profondi cambiamenti di prospettiva. (“The difficulty lies not in the new ideas, but in escaping from the old ones, which ramify, for those brought up as most of us have been, into every corner of our minds”).
L’idea che Keynes non è riuscito a scalfire è che la moneta serva solo a finanziare le transazioni produttive e l’inflazione dei flussi delle merci prodotte. Valga l’esempio (che devo ad Alessandro Bachi) del target della BCE per l’espansione della base monetaria al 4,5%. Il numero derivava dalla somma del tasso di inflazione (2%) e della crescita prevista del prodotto europeo (2,5%). Non si prevedeva di soddisfare la domanda di liquidità. La storia: la base monetaria è cresciuta nel primo decennio del millennio molto più del 4,5%, il prodotto meno del previsto, l’inflazione, che avrebbe dovuto andare alle stelle, non l’ha fatto. Una bolla speculativa ha fatto invece crescere i valori di borsa. Questa storia dipinge platealmente i nodi teorici latenti.