Armi, Berlino cancella il 2% del Pil, l’impegno Nato rinviato di 5 anni. Francesco Vignarca: “Anche per Italia, Spagna le priorità in questo momento sono altre. Berlino injcica la via ma peccato la scelta non sia critica ma solo di fattibilità”. Da Il Fatto.
Servizi, spesa sociale, investimenti contro le disuguaglianze e la crisi climatica. I 10 miliardi chel’Italia deve trovare ogni anno per destinare il 2% di Pil alle spese militari si potrebbero impiegare in questo momento di crisi globale in altre voci”. Francesco Vignarca, coordinatoredi Rete Pace e Disarmo, che insieme a Greenpeace Italia e alla Campagna Sbilanciamoci ha lanciato a luglio in vista del summit di Vilnius la richiesta di uno “spostamento delle risorse verso ambiti più urgenti, utili ed efficaci”, ribadisce al Fatto che “in un momento di problematiche sociali importanti, non è facile far digerire ai cittadini la cifra che mettiamo sulle spese militari”. Anche se non è solo una questione economica. “Come spiego anche nel mio libro Disarmo nucleare(Altreconomia Edizioni) rispetto anche alla proliferazione di quel tipo di armi, il punto è aver sdoganato ciò che prima si era costretti a camuffare: che si investe nella guerra”.
Signor Vignarca, la Germania si sta tirando indietro dall’obiettivo del 2%.
La Germania ci ripensa perché quel tipo di spesa non è sostenibile. Era chiaro fin dall’inizio che l’impegno preso dai Paesi Nato non lo sarebbe stato. Ma la guerra in Ucraina ha fatto passare il concetto che si dovessero dedicare queste risorse all’ambito bellico. Ora la retorica è cambiata, l’opinione pubblica non è d’accordo. Resta l’impegno di Paesi come la Polonia, dove la propaganda del governo conservatore funziona. Ma Italia, Germania, Spagna hanno altre priorità in questo momento.
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