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Europa per la Pace, oltre 100 mila a Roma per un cessate il fuoco e l’avvio di negoziati internazionali per l’Ucraina

Traduzione in italiano dell’articolo uscito sul Forum della pace tedesco sulla manifestazione di Roma.

“Il nostro grido di pace è più forte del rumore delle bombe, e diventerà ancora più forte se sarà portato avanti in altre piazze d’Europa” (Gianfranco Pagliarulo, Presidente ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia). Clicca qui per leggere l’originale sul sito tedesco.

Roma, 5 novembre 2022

L’atmosfera che si respira sul luogo della partenza del corteo nella Piazza Repubblica in questa giornata di autunno romano è di stupore: per la folla di persone che sfidano la logica bellica dei media e della politica. E una di gioia: quanto sia sollevante, dopo otto mesi di questa guerra, poter finalmente far sentire di nuovo la propria voce e condividerla con molti altri. 

L’appello della piattaforma “Europa per la pace”, sostenuto da oltre 600 organizzazioni, chiede un cessate il fuoco immediato per consentire una conferenza di pace internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite, nonché la messa al bando di tutte le armi nucleari per contrastare efficacemente la prospettiva di un’espansione nucleare della guerra in Ucraina (appello in tedesco su https://sbilanciamoci.info/nationale-friedens-demonstration-in-rom-am-5-november/ ). Gli interventi hanno incluso un messaggio di saluto del Movimento Nonviolento dell’Ucraina e di un obiettore di coscienza russo fuggito in Lituania. Molti contributi hanno sottolineato la vicinanza a tutte le vittime di questa guerra, il sostegno del popolo ucraino e dei tanti rifugiati ucraini. Si sente spesso la frase “l’anti-tese alla guerra è la cura”, un’eco delle nuove forme di solidarietà emerse con la pandemia di Covid. Il successo della manifestazione per la pace di oggi a Roma dovrebbe – come suggeriscono molti interventi – incoraggiare iniziative simili in altre capitali europee per dare finalmente alla società civile una voce potente per porre fine a questa guerra: abbiamo finalmente bisogno di un’Europa per la pace (si veda la registrazione degli interventi e delle impressioni della manifestazione su www.collettiva.it o https://www.youtube.com/watch?v=WphX-mqT2z8&t=10s ).

Questa giornata è stata preceduta da mesi di paziente lavoro di coalizione da parte di molti attori, che ha generato un’ampiezza che si era vista l’ultima volta negli anni ’80 nel movimento contro i missili nucleari a medio raggio e negli anni ’90 nella protesta contro la guerra in Iraq. Centrale è stata l’intesa delle organizzazioni tradizionali per la pace con i gruppi cattolici di base e i sindacati. Questa nuova forma di lavoro di coalizione, che ha superato vecchi dogmi e scismi politici, ha creato nuovi protagonisti. Nessuno qui si sarebbe aspettato che il più importante portavoce della mobilitazione politica per questa manifestazione sarebbe stato, tra tutti, il quotidiano cattolico conservatore “Avvenire”. Nessuno avrebbe pensato che un’iniziativa sindacale nella piccola isola siciliana di Pantelleria avrebbe organizzato lo streaming del comizio finale, perché i gruppi locali non sarebbero arrivati a Roma in tempo.

Questa nuova cooperazione sulla base di una piattaforma comune di contenuti è stata sperimentata per un lungo periodo di tempo nelle azioni locali. Il 23 luglio si sono svolte azioni decentrate in oltre 30 città italiane, con una partecipazione per lo più scarsa e di conseguenza nessuna risposta pubblica. Questo non ha scoraggiato gli attori. Nel fine settimana del 23 ottobre – il 23 era il giorno dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina – c’erano già più di 30.000 partecipanti a oltre 100 iniziative locali. Ma è rimasto senza una grande risposta pubblica, anche perché a molti attori mancava ancora il coraggio. Io stesso quel giorno ho partecipato a una fiaccolata in un angolo della piazza del Campidoglio, dove 300 persone si sono riunite come se non volessero essere viste da troppi passanti.

Questa timidezza è cambiata rispetto alla volontà sempre più sfacciata di tutti coloro che sono coinvolti nella guerra di accettare l’uso di armi nucleari. Questo tocca un tabù che fortunatamente commuove ancora la maggior parte delle persone. La Coalizione per la pace ha aggiunto alla piattaforma d’azione la messa al bando di tutte le armi nucleari.

Le bandiere dei partiti politici non erano ammesse alla manifestazione. Gli organizzatori hanno insistito con successo sul fatto che la manifestazione non doveva essere il luogo in cui si sarebbero risolte le faide politiche nazionali dopo l’elezione del governo di centro-destra di Giorgia Meloni. Infatti, i leader del Partito Democratico (Letta) e del Movimento 5 Stelle (Conte) hanno partecipato come privati cittadini. 

È interessante, tuttavia, il modo in cui l’establishment politico ha reagito alla manifestazione. Il leader del nuovo “Terzo Polo” Carlo Calenda ha organizzato in fretta e furia una “manifestazione per la pace” alternativa a Milano, dove ha definito “la pace come il successo della resistenza ucraina contro gli invasori russi” davanti a circa mille partecipanti e ha accusato di ipocrisia la manifestazione di Roma. Nelle trasmissioni serali delle emittenti pubbliche, è diventato: due manifestazioni per la pace con decine di migliaia di partecipanti ciascuna e con diverse idee di pace, “la guerra della pace nelle piazze d’Italia”.  

La migliore risposta a queste impertinenze politiche sono manifestazioni altrettanto grandi in altre capitali europee. Lavorare su questo aspetto dovrebbe essere più facile dopo il successo del movimento per la pace in Italia.

Martin Köhler è coautore del libro “I Pacifisti e l’Ucraina, le alternative alla guerra in Europa”, pubblicato nel marzo 2022 nella collana “sbilibri” della ONG italiana “Sbilanciamoci”, e attivo nel suo lavoro di pace internazionale.