Come l’ascesa al potere del nuovo zar si è costruita attraverso la guerra e il nazionalismo. Dalla Cecenia all’assedio di Kiev. Il caso Budanov, «eroe militare» a Grozny. Il ruolo di Dugin e delle tesi eurasiatiche nelle recenti campagne belliche. Tra le prime a lanciare l’allarme, Anna Politkovskaja. Da il manifesto.
Il 7 ottobre del 2006, la giornalista Anna Politkovskaja, la più nota cronista dell’era post-sovietica, firma di punta della Novaja Gazeta, veniva ammazzata da un killer nell’androne del suo palazzo a Mosca. Aveva denunciato il pericoloso clima che stava montando in Russia e il modo in cui intorno al lungo e sanguinoso conflitto combattuto in Cecenia si stesse costruendo un nuovo nazionalismo che accompagnava l’ascesa al potere di Vladimir Putin, eletto per la prima volta nel 1999. Il suo omicidio avvenne il giorno del 54esimo compleanno di Putin; nessun rappresentante del governo russo prese parte ai suoi funerali. L’allarme lanciato da Politkovskaja, e che alla coraggiosa giornalista è costato la vita, risuona ancor più sinistro di fronte a quanto accade ora in Ucraina.